Il fotografo ‘alchimista’, ritratti d’epoca in piazza Duomo con l’arte di Rosario Patanè

C’è un angolo di Ortigia dove il tempo si ferma. Tra le pietre bianche delle piazze, accarezzate dal sole e dai passi dei turisti, si può scorgere anche una figura d’altri tempi: quella di Rosario Patanè, fotografo e custode di un’arte antica. Con la sua macchina fotografica a soffietto vecchia di cent’anni – una Kodak 2D in formato 5×7 pollici, datata 1925 – e una camera oscura portatile costruita interamente da sé, Patanè non si limita a scattare fotografie: crea ritratti d’argento, specchi dell’anima impressi su carta, unici e irripetibili.
È una tecnica rara e affascinante, quella che Rosario adotta con dedizione certosina. Ogni ritratto nasce da emulsioni fotografiche preparate a mano, sviluppate in tempo reale sotto gli occhi curiosi di chi ha scelto di affidargli la propria immagine. Il risultato? Un positivo diretto, speculare rispetto alla realtà, che restituisce la sensazione unica di guardarsi in uno specchio. “Donare memorie”, come dice lui, è la sua missione artistica.
Rosario Patanè ha percorso il mondo portando con sé la sua visione: ha vissuto e lavorato a Milano, Palermo, Catania, Budapest, Tirana, fino all’Indonesia. Un viaggiatore con la macchina fotografica, capace di mescolare il rigore delle tecniche ottocentesche con la sensibilità contemporanea. Oggi ha scelto di tornare in Sicilia, dove il respiro del Mediterraneo si fonde con l’eco millenaria delle civiltà. E qui, nella bellezza senza tempo di Ortigia, Patanè ritrova il suo laboratorio a cielo aperto, un luogo dove il mondo intero continua a passare.
“Il mio portfolio è ovunque: ho fotografato turisti da ogni continente, artisti internazionali, personaggi famosi e gente comune. In 14 anni ho lasciato tracce d’argento nelle mani di migliaia di persone,” racconta. I suoi ritratti hanno viaggiato più di lui, disseminati nei cassetti e sulle pareti di case lontane, testimoni silenziosi di incontri, emozioni, sorrisi fugaci.

Ma non si tratta solo di fotografia: è un’esperienza. Chi si ferma davanti alla sua lente antica non riceve solo un’immagine, ma partecipa a un rituale fatto di lentezza, chimica e luce. In un’epoca dominata dalla smaterializzazione digitale, Rosario Patanè propone un gesto concreto, materico, che restituisce valore al tempo e alla memoria.
“Il mio archivio sarà un giorno un patrimonio visibile in tutto il mondo”, sogna ad alta voce. E in quella camera oscura ambulante, che si affaccia sulla luce abbagliante di una delle piazze più belle d’Italia, l’antico e il futuro sembrano stringersi la mano, sotto l’obiettivo di un artista che ha scelto di vivere – e far vivere – l’immagine come un gesto poetico.