Il green pass diventa obbligatorio. L’infettivologo Scifo: “è uno strumento di libertà”

Da domani entra in vigore il green pass obbligatorio per ristoranti, teatri, cinema, palestre e piscine al coperto. Resta acceso il dibattito tra favorevoli e contrari, nel siracusano come nel resto del Paese. Abbiamo chiesto un parere all’apprezzato infettivologo Gaetano Scifo.
“Sono convinto che noi dobbiamo guardare al green pass come ad uno strumento di libertà. E dobbiamo dirlo a tutti. E’ uno strumento per la libertà di movimento, per la libertà dell’economia. Fa lavorare i ristoratori, permette alla gente di andare a teatro e in pizzeria…”, dice senza esitazioni l’ex primario di malattie infettive dell’Umberto I e consulente per la città di Siracusa durante le fasi acute della pandemia.
Non tutti, si sa, la vedono allo stesso modo. C’è chi parla del green pass come di uno strumento discriminatorio – arrivando persino a paragonarlo a simboli impiegati dal nazismo – e chi scomoda la Costituzione ed i diritti del singolo. “Quando guardiamo alla Carta Costituzionale – spiega il dottore Scifo – dobbiamo comunque pensare che certamente protegge i diritti del singolo e la salute del singolo, dando importanza alla scelta individuale; ma ha al contempo interesse primario verso il benessere della collettività. Lo Stato, chi governa, deve prendere decisioni importanti per la salute pubblica. Ed il green pass è uno strumento di libertà e di condivisione, quasi di solidarietà. Perchè la libertà – insiste Scifo – non è quella che dicono alcuni e che viene riassunta nel concetto ‘sono fatti miei’. I fatti inerenti la salute, specie di fronte a malattie infettive o pandemiche, non interessano mai un solo soggetto, ma una intera collettività. Le nostre libertà sono importanti ed insopprimibili, ma sono limitate dall’interesse sociale, perchè la libertà vale per tutti e non solo per alcuni…”.
Da qualche giorno, intanto, è stata avviata in provincia di Siracusa una massiccia campagna di vaccinazione di prossimità. Punti di inoculazione in spiaggia, al centro commerciale, in piazza, a teatro da Marzamemi a Francofonte. “Non sono contrario alle campagne di prossimità. Hanno dato buoni risultati, ad esempio in Israele”, dice a proposito Gaetano Scifo. “Il punto critico della campagna vaccinale siciliana, semmai, è il non aver chiamato in causa i medici di base dal primo momento. Avrebbero dovuto essere più coinvolti: hanno database pazienti, li conoscono personalmente, hanno un rapporto di fiducia con loro. Parlando e spiegando direttamente, permettono al paziente di superare ogni esitazione e vaccinarsi convintamente. Il rapporto profondo con il medico è estremamente importante. Forse questo è mancato”.