La bomba di via Piave, l'allarmante chiave di lettura: "lanciato segnale contro antiracket"

“Sono preoccupato ed arrabbiato”. Paolo Caligiore, uomo simbolo dell’antiracket in Sicilia, coordinatore dell’associazioni siracusane contro il pizzo, non è certo persona da giri di parole. Dopo l’attentato intimidatorio di via Piave, non nasconde i suoi sentimenti. Ne ha parlato con il Questore di Siracusa e lo farà a breve anche con il Prefetto. Con loro condivide una chiave di lettura di quanto accaduto: “si è voluto colpire non semplicemente una attività commerciale, ma l’attività commerciale di un dirigente antiracket. Un gesto contro l’antiracket, una sfida”, racconta in diretta su FMITALIA.
“Sono preoccupato perchè questa situazione non mi piace per nulla. E sono al tempo stesso arrabbiato perchè dopo pochi giorni sembra quasi che passi tutto nel dimenticatoio. Nessuno segue i processi o si interessa. Andiamo solo noi dell’antiracket. Il Comune potrebbe invece decidere di costituirsi parte civile e lo stesso anche le associazioni di categoria, quelle dei consumatori. Dovrebbero interessarsi. E invece sempre e solo noi…”, si sfoga Caligiore. “Non è possibile che dopo trent’anni ancora dobbiamo scontrarci con questi problemi…Ma cosa si attende? Se pensiamo che domani si mobiliteranno da soli gli imprenditori taglieggiati, questo non avverrà. A meno che, oltre all’antiracket, non saranno tutti disponibili ad aiutare queste persone. E così qualche risultato lo otterremo. Vi dico – insiste Paolo Caligiore – non abbandonate le persone che subiscono o che aderiscono all’antiracket. Sui social tutti antimafiosi e poi nel momento di andare da un commerciante che ha subito un attentato, ci si pensa due volte. Abbiamo ancora paura delle parole e dei piccoli fatti che dovrebbero seguire alle parole…”.
A Siracusa pare non sia stata neanche percepita dall’opinione pubblica la gravità dell’accaduto. “Ed io vorrei proprio far capire quanto è grave quella bomba in via Piave. E’ stata presa di mira un’attività antiracket, un commerciante che tutti sanno che non pagherà. E’ stato lanciato un segnale per tutti gli altri commercianti”, analizza Caligiore. “In quella zona, soprattutto la parte delinquenziale, è a conoscenza dell’attività antiracket di quel commerciante. Alessandro (Cassarino, ndr) è un ottimo dirigente, tutti conoscono il suo impegno. A colpire lui non è stato il cretinetto di turno, là in Borgata non si muove niente se non c’è il benestare di qualcuno e queste cose vanno dette. Colpire la sua tabaccheria significa colpire un simbolo. E’ la chiave di lettura che stiamo dando a questo episodio, insieme a chi sta svolgendo le attività di indagine”.
Per Paolo Caligiore la “distrazione” è purtroppo collettiva e non riguarda solo l’opinione pubblica siracusana. Terminato il momento dei comunicati di solidarietà e delle attestazioni di stima, rischia di calare il silenzio. “Bisogna capire il problema e le istituzioni devono essere attente, specie a livello politico. Poi che facciamo? Aspettiamo il prossimo? Non possono essere solo le associazioni antiracket a sensibilizzare i commercianti. Ben venga quello che dice l’assessore Granata. Ma non deve essere un assessore a raccogliere le denunce: si fanno in questura, ai carabinieri non all’assessore. Quindi si pensi a potenziare chi è preposto ad aiutare le persone colpite. C’è un silenzio assordante sulle associazioni antiracket. Sediamoci ad un tavolo e cerchiamo di capire il problema. Se non ci sono le denunce, ne parleremo a vita di racket”.
Un invito aperto all’amministrazione comunale? “E’ un invito aperto a tutti. Abbiamo un dialogo magnifico con il Prefetto e con le forze dell’ordine. Ma non possiamo stimolare la fiducia dell’imprenditore vessato dal racket se poi ci scordiamo di tutto quello che è successo. Altrimenti ce ne saranno altri di episodi così”.