La lettera dell’arcivescovo, la richiesta di dimissioni, la petizione: riesplode il caso don Prisutto

La data sulla lettera è quella del 10 luglio. Da quel momento, l’arciprete di Augusta, don Palmiro Prisutto, ha dieci giorni di tempo per rassegnare le proprie dimissioni da parroco. A chiedere quelle dimissioni ed indicarne la tempistica è l’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto. Sui motivi alla base della richiesta di lasciare il proprio incarico pastorale, nessuna certezza. Pare che l’arciprete non venga ritenuto “idoneo” al percorso della Curia siracusana. Fonti vicine alla diocesi parlano di “motivazioni di carattere pastorale”. Nelle settimane precedenti alla lettera, al parroco sarebbero anche stati indirizzati due ammonimenti informali.
Precedente analogo nel 2016, con allora arcivescovo Pappalardo. Alla fine, don Prisutto – noto per le sue battaglie ambientaliste e contro l’inquinamento industriale – venne esautorato dalle rettorie delle tre chiese confraternali con cui si stava consumando uno scontro aperto, finito anche nelle aule di giustizia.
Come allora, i parrocchiani e molti cittadini augustani si sono mobilitati per difendere il “loro” arciprete. Avviata una raccolta firme, anche in Chiesa Madre. La petizione è stata attivata pure online, su change.org: sono poco meno di 1.900 oggi le adesioni. “Oggi, dopo anni di pressioni, la Curia Arcivescovile di Siracusa, vuole rimuovere Don Palmiro Prisutto attraverso un procedimento canonico, che ha del surreale e dell’umiliante nei confronti dell’uomo, del sacerdote e di tutta una comunità intera. Firma anche tu perché non venga commessa una grande ingiustizia nei confronti di chi da sempre ha dedicato la sia vita al servizio degli altri, non è una questione geografica, ma semplicemente di giustizia”, si legge nella nota che accompagna la raccolta firme online.
Ma se l’arciprete non dovesse dimettersi nei tempi indicati nell’ultima comunicazione, verrà sospeso ed al suo posto nominato un amministratore.