La scoperta: elefante nano del Pleistocene ritrovato a Fontane Bianche. Le foto
Un viaggio nel tempo di quasi 200mila anni è quello che ci regalano le ultime scoperte nel siracusano. Nei giorni scorsi, nella zona di Fontane Bianche, sono stati rinvenuti i resti fossili di un elefante nano vissuto nel Pleistocene, tra i 200mila e i 150mila anni fa.
La segnalazione è arrivata dal geologo Fabio Branca, docente dell’Università di Catania e afferente all’Area della Terza Missione, che ha individuato un affioramento contenente resti di macrofauna vertebrata.
Successivi sopralluoghi condotti dall’archeologa Gabriella Ancona e dal geologo Luigi Agnone della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Siracusa, insieme al prof. Rosolino Cirrincione, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche ed ambientali (Dsga) dell’Università di Catania, e alla prof.ssa Rosanna Sanfilippo, docente di Paleontologia e Paleoecologia, hanno permesso di attribuire i reperti alla specie estinta Palaeoloxodon mnaidriensis.
Non si tratta di un fatto isolato. Questo territorio è da tempo noto agli studiosi per la sua straordinaria ricchezza paleontologica. A pochi chilometri da Fontane Bianche, nella Grotta di Spinagallo, erano stati già ritrovati resti di altri elefanti nani, tra cui il celebre Palaeoloxodon falconeri, oggi custodito sia presso il Museo di Paleontologia del dipartimento etneo che al Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.
L’area nord-iblea, spiegano gli esperti, è un vero e proprio scrigno di geodiversità. Oltre ai fossili, custodisce grotte di grande pregio naturalistico formatesi grazie ai processi carsici diffusi: la più nota è la Grotta Monello, dichiarata Riserva Naturale Integrale nel 1998.
“Questo ritrovamento – sottolineano i ricercatori – si inserisce in un contesto unico, caratterizzato da riserve naturali, zone speciali di conservazione e geositi. È un patrimonio che va tutelato e valorizzato, così da consegnarlo integro alle generazioni future, garantendone una fruizione sostenibile”.
Nei prossimi mesi saranno avviati approfonditi studi scientifici, grazie a specifici accordi di collaborazione tra la Soprintendenza di Siracusa e l’Università di Catania, con l’obiettivo di analizzare i reperti e ricostruire con maggiore precisione la storia antica di un territorio che continua a sorprendere per le sue testimonianze di un passato remoto.


