La vendita di Isab, le preoccupazioni dei sindacati: "chi dopo Lukoil?"

“Abbiamo registrato le indiscrezioni diffuse dalle agenzie di stampa, ma, vista la delicatezza della questione, ci è sembrato opportuno attendere dichiarazioni ufficiali dei vertici aziendali e avere, così, maggiori elementi di riflessione. Adesso possiamo ammettere di essere sorpresi e chiediamo un incontro urgente con l’azienda per capire cosa sta accadendo”. Così i segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Giuseppe DAquila, Sebastiano Tripoli e Andrea Bottaro, intervengono sulle dichiarazioni rilasciate, nel pomeriggio di ieri, dall’imprenditore russo Vagit Alekperov, presidente della Lukoil, sulla disponibilità a vendere o meno le raffinerie Isab di Priolo
“Visti i buoni rendimenti della raffinazione e gli accordi importanti siglati che ci hanno consentito di affrontare una crisi lunga – ricordano i tre segretari – non ci aspettavamo di ricevere una notizia del genere.
Ci sorprende molto e tornano a riproporsi le stesse ansie che i lavoratori di Versalis vissero al tempo della ipotesi di cessione di un ramo d’azienda ad un fantomatico fondo iraniano-americano. Quella di Lukoil è una decisione del tutto inaspettata che getta un’ombra di profonda incertezza sul futuro dei circa 1.100 lavoratori di Priolo”.
D’Aquila, Tripoli e Bottaro hanno già richiesto un incontro urgente con i vertici aziendali del sito priolese ritenendo, inoltre, necessario che si attivi un tavolo nazionale presso il ministero dello Sviluppo economico.
“Vogliamo capire quali dinamiche muovono queste dichiarazioni”, dicono ancora i tre. “Mal si sposano con le azioni degli ultimi tempi, come ad esempio quanto ipotizzato qualche anno fa con l’idea di un mega investimento di oltre 1 miliardo e mezzo di euro. L’azienda, inoltre, ha accettato, non più di un mese fa, le prescrizioni per l’adeguamento degli impianti e ha confermato la fermata di novanta giorni nel 2018 ed il riavvio di un impianto. Non vorremmo che tutto questo fosse, invece, una sorta di minaccia verbale perché non sono più in grado di sostenere la pressione politica, giudiziaria e mediatica di questo territorio. Lo dicano con chiarezza, sgombrando qualsiasi dubbio.
Loro restano uno tra i players internazionali più importanti e, al momento, non sembra che ci siano altri colossi in grado di subentrare e sostenere investimenti di un certo tipo.
L’unica cosa da scongiurare – concludono DAquila, Tripoli e Bottaro – è l’effetto spezzatino della società. Isab è la somma di tre impianti con Lukoil punto centrale. Oggi sarebbe veramente improponibile, in un’area integrata come quella siracusana, spezzettare il sito in questione”.