L'Annunciazione, la movimentazione sconsigliata e gli assessori: l'opinione di Silvia Mazza

Sulle polemiche divampate attorno al prestito dell’Annunciazione di Antonello da Messina interviene la giornalista e storica dell’arte Silvia Mazza. Già nel 2016 aveva evidenziato l’inopportunità di spostare il dipinto in un articolo pubblicato su «Il Giornale dell’Arte», criticando le scelte dell’allora Soprintendente di Siracusa Rosalba Panvini che reagì presentando una querela per diffamazione nei suoi confronti. Il 7 dicembre scorso il gip di Torino, ritenendo meritevole di accoglimento la richiesta del pm, l’ha archiviata. Alla notizia ha dato risalto Gian Antonio Stella su «Il Corriere della Sera» (https://www.corriere.it/opinioni/18_dicembre_11/querele-infondate-avvocati-pagare-eb1830aa-fd5c-11e8-84b7-ff9bf5ee4344.shtml) ed è stata riportata dall’Associazione Nazionale Forense.
“Tra le molte considerazioni e notizie circolate, più o meno a sproposito, c’è anche quella secondo la quale il dipinto di Antonello rientrerebbe nell’elenco di opere riconosciute come inamovibili dal decreto 1771 del 2013. E ciò per via per le sue critiche condizioni conservative. Chiariamo subito – spiega Silvia Mazza – che tale decreto, firmato dall’allora assessore Mariarita Sgarlata, non nasce per tutelare opere particolarmente fragili, Antonello compreso. Basta scorrere l’elenco per riscontrare che non sia così: penso alla Phiale di Caltavuturo in gran forma o agli Argenti di Morgantina che sono così inamovibili da trovarsi attualmente non ad Aidone, ma al Met di New York. La norma fu scritta, invece, per chiudere i rubinetti del prestito facile o almeno così si disse, in occasione del contenzioso sorto tra la Regione siciliana e alcuni musei statunitensi ai quali erano state prestate delle opere. Disciplina, infatti, solo i prestiti extra regionali anche se a dimenticarsene, incredibilmente, fu la sua stessa firmataria: lo invocò per argomentare il suo no al prestito a Palazzolo Acreide, ad appena 40 km da Siracusa!E anche Palermo è ancora in Sicilia…”, dice ancora la storica dell’arte.
“Ma, soprattutto, è tutt’altro che una norma blinda prestiti, non facendo altro che allentare le maglie del prestito proprio per quella ristretta lista di 23 beni, tra cui l’Annunciazione, riconosciute come ‘risorsa essenziale delle azioni di valorizzazione del patrimonio culturale in Sicilia’. Lo scrivo da anni, grazie, infatti, a una deroga (art. 4) sposta la valutazione di questioni specialistiche dai tecnici ai politici, alla Giunta di Governo, consentendo a quest’ultima piena libertà di movimento, a prescindere dalle questioni di opportunità sollevate dai tecnici. È già avvenuto di recente. Nel 2016, in tempi insolitamente rapidissimi, la Giunta fornì parere positivo al prestito di un’altra opera dello stesso Antonello da Messina, l’Annunciata della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. Contro il parere negativo dell’allora direttore del museo Gioacchino Barbera, fu dato l’ok al prestito alla volta di una dubbia mostra («Mater») di una dubbia Fondazione milanese, tanto che i Musei Vaticani avevano ritirato le opere in un primo momento concesse in prestito alla prima tappa dell’evento espositivo a Parma, come mi disse l’allora direttore Antonio Paolucci. La seconda tappa della mostra a Torino alla fine saltò, ma dalla Sicilia, intanto, il via libera lo si era dato senza batter ciglio. Grazie alla deroga prevista dal decreto Sgarlata”, argomenta Silvia Mazza.
“Deroga di cui si servì anche la stessa attuale consigliera del ministro Bonisoli. Come oggi l’assessore Tusa difende la validità culturale della mostra a Palermo, nel 2013 l’allora assessore Sgarlata sottolineava quella del Mart di Rovereto per cui l’Annunciazione aveva lasciato Siracusa. Allora, è il caso di ricordare, venne richiesto il parere dell’Istituto Superiore Conservazione e Restauro di Roma, condizione oggi opportunamente posta anche dal direttore del Bellomo, Lorenzo Guzzardi. E la risposta fu positiva. Attenzione, però, perché, a quanto pare, non basta invocare il parere del tecnico. Infatti, ad esprimersi, in contraddizione con il compianto professore Giuseppe Basile, che aveva curato per l’Istituto romano l’ultimo restauro tra il 2007e il 2008, fu un tecnico che non ebbe alcun ruolo in quest’ultimo, invece che quello probabilmente più titolato, il dottor Roberto Ciabattoni. È proprio a lui che, invece, nel 2016 ho chiesto cosa ne pensasse, dato che aveva effettuato indagini diagnostiche sul dipinto di Siracusa e che, tra i massimi esperti in materia di movimentazione e trasporto delle opere d’arte (suoi i “sistemi” per il Satiro di Mazara del Vallo e i Bronzi di Riace), si era occupato anche del suo trasporto in sicurezza da Roma a Siracusa. La risposta fu che si sentiva di poterne ‘sconsigliare la movimentazione’.
Ecco, sarà meglio ricordarsi di questi recenti trascorsi, quando verrà il momento di citare non a sproposito il decreto del 2013, cioè quando saranno assessori come quelli alla Salute, alla Famiglia o dell’Agricoltura a stabilire se la pellicola pittorica dell’Annunciazione potrà affrontare il viaggio alla volta della seconda tappa della mostra a Milano”.