Mega fotovoltaico a Canicattini: "vi spieghiamo il progetto e cosa rappresenta per i territori"

Il progetto del grande impianto fotovoltaico che si vorrebbe realizzare alle porte di Canicattini e, in parte, anche in territorio di Siracusa, è particolarmente dibattuto nelle ultime settimane. Le amministrazioni locali interessate (Canicattini e Siracusa) si sono espresse in maniera contraria, mentre la Regione ha esitato positivamente la valutazione di impatto ambientale, compresa la valutazione di incidenza ambientale. L’opinione pubblica segue confusa, tra transizione ecologia e tutela del territorio.
L’impianto fotovoltaico a terra proposto, di potenza nominale di 67,421 MWp, sorgerebbe su un terreno agricolo di oltre 100 ettari, in località Cavadonna, lungo la Maremonti, alle porte del centro abitato canicattinese, comprendente in parte anche i territori dei Comuni di Siracusa e Noto. Per completarlo previsto anche un cavidotto di ben 10 km.
Nel dibattito in atto, interviene anche l’associazione laziale Gis (Gruppo Impianti Solari) in rappresentanza anche della società che vorrebbe costruire l’impianto in questione (Lindo srl). “La preoccupazione per qualcosa di nuovo nel proprio territorio è legittima, per questo riteniamo utile fornire elementi tecnici, per comprendere il progetto, la sua etica e il suo ruolo per l’interesse pubblico”, spiegano i suoi rappresentanti.
Il primo punto riguarda il presunto fine speculativo dell’investimento. “Quando proviene da fondi istituzionali regolati da organi di vigilanza del tutto trasparenti, come in questo caso, l’investimento non è speculativo ma volto a realizzare iniziative di economia reale, a beneficio dei territori coinvolti. È una iniziativa a lungo termine, infrastrutturale e improntata alla sostenibilità. Questo significa che il denaro investito può essere speso per l’investimento soltanto se i territori nei quali viene realizzato il progetto beneficiano direttamente del primo impatto economico, secondo quanto stabilito da una preventiva analisi ESG (Environmental, Social, Governance)”, spiega il Gruppo Impianti Solari in una nota.
“Prima di avviare la costruzione del progetto Lindo, con le amministrazioni locali si procederà alla stesura di un protocollo di intesa o convenzione che fisserà, in capo alla società titolare del progetto una serie di impegni tra cui: l’utilizzo di forza lavoro proveniente da aziende specializzate locali (i lavori prevedono di occupare circa 280 persone, di cui buona parte rimarrà impiegata a lungo termine) e lo stanziamento di somme per misure di mitigazione”, l’ulteriore rassicurazione che arriva dal Lazio.
Quanto all’impatto sul territorio dei pannelli a terra, “è giusto far notare che il progetto coinvolge terreni privati, totalmente privi di vincoli archeologici, paesaggistici, urbanistici ai sensi del vigente PTPR. Si tratta di terreni non coltivati da anni, classificati come di basso valore agricolo in quanto ricchi di materiale roccioso e inadatti a forme di coltivazione ordinaria o di eccellenza, o a utilizzo a fini turistici. Pertanto, sono terreni sui quali la legge nazionale e regionale autorizza l’installazione di impianti FER”. Ed inoltre, “esaminato il progetto, gli Enti hanno indicato le modifiche, misure di mitigazione e prescrizioni rigidissime (tutte consultabili all’interno della documentazione progettuale e autorizzativa), in modo che l’impatto sia sostanzialmente annullato: le distanze imposte, le essenze arboree e tutte le specifiche costruttive prescritte dalla lunga Conferenza di Servizi consentono di preservare al massimo l’ambiente, la flora e la fauna”, si legge nella nota del Gruppo Impianti Solari. Tra gli interventi di mitigazione “è previsto che l’intero perimetro venga circondato da alberi e piante autoctone, rendendo l’impianto invisibile dai punti di osservazione pubblica e rimboscando un’area al momento povera di vegetazione. Inoltre, come in molti lavori delle nostre associate, il progetto Lindo prevede accordi con pastori locali, affinché le aree del progetto vengano usate come pascolo, e con apicoltori, per creare isole ecologicamente protette per le arnie. Questi impieghi migliorano la fertilità e la biodiversità dell’ambiente circostante e mantengono un forte legame con le attività tipiche della zona. Infine, quando un impianto giunge al termine del ciclo vita, deve essere dismesso con l’obbligo di riportare l’area allo stato naturale precedente, cosa garantita da fideiussione”.
Sin qui, il progetto ha ottenuto i pareri favorevoli dell’Area Valutazione Impatto Ambientale, della Commissione Tecnica, della Regione, della Soprintendenza e di numerose altre amministrazioni territoriali e nazionali. “Anche il Comune di Noto ha dato parere positivo e un sindaco ha dato formale apprezzamento al progetto una volta che ha avuto modo di studiarne l’effettivo contenuto”, rivelano dal Gruppo Impianti Solari.

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