Piano (segreto) della Regione per evitare il sequestro del depuratore Ias: funzionerà?

L’ottimismo che circolava nelle prime ore di quest’oggi circa un salvataggio sul filo di lana del depuratore consortile, evitando commissariamento o peggio i sigilli, pare essersi già affievolito. Era infatti atteso da Palermo l’arrivo della proposta redatta dai legali dell’assessorato regionale alle Attività Produttive, annunciato anche alla Prefettura di Siracusa.
Ma quando mancano 24 ore all’assemblea dei soci Ias – che gestisce l’impianto di proprietà regionale – nessuno avrebbe ancora ricevuto il “piano” che dovrebbe permettere di rispondere agli impegni chiesti dalla Procura. E quando anche fosse arrivato, secondo alcuni dei soci privati di Ias, basse sarebbero le possibilità di approvarlo in un battito di ciglia, senza aver avuto prima la possibilità di studiarlo nei dettagli.
Non si parla di bruscolini ma di fidejiussioni ed impegni per lavori milionari e in grado di garantire il miglioramento della resa ambientale del depuratore. I soci privati (le industrie) sarebbero anche disponibili ad intervenire economicamente, ma quale formula tecnica lo permetterebbe, considerando che la proprietaria dell’impianto è la Regione? E attraverso quale procedura verrebbero assegnati i lavori? Senza tacere che, sborsando milioni di euro, ai privati non si può certo chiedere di passare per meri benefattori.
E quindi, a meno che la proposta della Regione (al momento top secret) non sia in grado di tirar fuori a sorpresa il coniglio dal cilindro, la situazione si complica col passare delle ore. L’assessore regionale Turano rischia di restare col cerino in mano. Nel vertice palermitano di ieri ha posto una serie di paletti come l’azzeramento del cda Ias, ribadendo il “no” al ritiro del bando di gara in corso per la futura gestione del depuratore che si occupa dei reflui civili di Priolo, Melilli e parte di Siracusa ma soprattutto dei reflui della zona industriale, di cui è il “fegato”.
Il 15 scade la proroga concessa dalla Procura ad Ias. Il rebus si infittisce. E torna sullo sfondo la figura del commissario se non, addirittura, il rischio di un sequestro con tanto di sigilli che avrebbe come effetto il blocco dell’attività industriale.