Precari della giustizia,la protesta: “A rischio figure chiave, hanno migliorato tempi ed efficienza”
“Sono stati assunti nel 2022, dopo avere superato un concorso che contava, in Italia, 60 mila candidati ma rischiano di tornare a casa nel 2026, in assenza di un provvedimento, doveroso, di stabilizzazione”.
Questa mattina, davanti al Palazzo di Giustizia, gli 80 lavoratori il cui destino resta incerto hanno manifestato attraverso un sit-in la propria preoccupazione e la richiesta di attenzione su una vicenda che non è soltanto occupazionale ma da cui dipenderebbe anche il funzionamento di una serie di servizi in tribunale. La questione riguarda 55 funzionari dell’Ufficio per il Processo, 15 operatori Data Entry, cinque funzionari tecnici, figure chiave per velocizzare i tempi della giustizia. In Italia sono 12 mila e, scaduto il termine di giugno 2026, soltanto per 3 mila di loro ci sarebbe la prospettiva della stabilizzazione (potrebbero diventare 6 mila ma il provvedimento sarebbe ancora tutt’altro che definito). “Il ogni caso- fa notare Jose Sudano della Fp Cgil, il sindacato della funzione pubblica- rimarrebbero fuori migliaia di unità, preziose e, nel caso di Siracusa, indispensabili, come riconosciuto anche dai giudici. Sono stati assunti a novembre del 2022 con il Pnrr e attraverso un concorso pubblico. La velocità della giustizia adesso dipende da loro. I funzionari dell’Ufficio per il Processo, ad esempio- spiega Sudano – leggono le istruttorie, gli atti processuali, studiano la giurisprudenza e cominciano a redigere per alcuni aspetti gli atti poi messi a disposizione del magistrato, che li studia in profondità. Sono laureati, molti avvocati e il nostro Palazzo di Giustizia ha bisogno di loro per funzionare meglio rispetto al passato, come hanno dimostrato i fatti in questi anni”. Sudano fa anche un altro esempio. “I cosiddetti Data Entry- spiega- hanno digitalizzato le cause pendenti fino al 2017, un lavoro immenso e fondamentale. L’interesse non è dei soli lavoratori e delle loro famiglie in questa vicenda- ribadisce- è di tutti noi, senza considerare che rischieremmo di dover restituire all’Europa i due miliardi di euro attinti attraverso il Pnrr per quest’operazione, che prevede precisi obiettivi da raggiungere e rendicontare. A Siracusa sono stati sensibilmente ridotti i tempi del cosiddetto disposition time, del 20 per cento. Oggi, senza il lavoro di queste persone, saremmo quasi a 700 giorni di media. Il supporto di questi lavoratori ha invertito la tendenza ma se non saranno stabilizzati, tutto crollerà, oltre al fatto che si tratta di professionalità che rischiano di vedersi mortificate, con proposte di stabilizzazione con qualifiche inferiori e per svolgere funzioni inferiori. Sarebbe come- rincara Sudano- se un medico, per salvare il suo posto di lavoro, accettasse di fare l’infermiere o di accettare profili ancora inferiori”.