Prima che sia troppo tardi, torniamo ad educare al rispetto. Le spiagge non sono pattumiere
Con l’arrivo dell’estate, le spiagge tornano a riempirsi di voci, colori e vitalità. E puntuale, come da qualche anno a questa parte, torna a presentarsi quella incivile abitudine: lasciare rifiuti sparsi sulla sabbia, come se il mare potesse inghiottire tutto e cancellare le nostre tracce. Il lungo fine settimana appena trascorso ha lasciato un’amara testimonianza all’Arenella, ma il fenomeno riguarda tutte le spiagge libere del capoluogo e non solo.
La dinamica è sempre la stessa: bottiglie di plastica, carte unte, resti di picnic disseminati qua e là, quando va bene raccolti in un sacchetto ma comunque lasciato sulla sabbia. E la colpa non è certo del servizio pubblico che, rispetto agli anni scorsi, non è certo stato depotenziato. I cestini per la differenziata, anche nelle spiagge libere, sono presenti.
E allora il problema deve essere più profondo di quanto sin qui ritenuto. Non si tratta di maleducazione, bensì di ineducazione ambientale. Tutto quello che è oltre la soglia di casa, per molti, resta qualcosa di esterno a sé, non parte integrante della propria quotidianità. È come se la spiaggia fosse un luogo da sfruttare e non da custodire.
La differenza tra chi vive questo rispetto e chi lo ignora è evidente: per molti nostri vicini corregionale, la cura del territorio è un valore condiviso, trasmesso in famiglia, rafforzato dalla scuola, promosso dalle istituzioni. E le spiagge, anche quelle libere, sono in ordine.
A Siracusa, invece, è venuto meno il patto educativo collettivo. Si pretende che le spiagge vengano pulite, ma non ci si sente coinvolti nella loro tutela. Eppure, nessun operatore ecologico potrà mai riparare il danno di una società che vive come normale l’abbandono dei rifiuti.
Come recuperare il gap? Un primo aiuto, da non sottovalutare, riguarda la comunicazione istituzionale oggi quasi invisibile. Mancano cartelli, appelli, campagne che richiamino al senso civico e alla responsabilità. Dire e ribadire che lasciare rifiuti in spiaggia è sbagliato, tornerebbe utile. Perchè quando un messaggio – per quanto ovvio – non viene ripetuto, condiviso e ribadito, perde forza. E così l’abbandono della spazzatura non è più vissuto come una colpa, ma come un gesto normale, socialmente accettato.
Al Comune di Siracusa è giusto allora chiedere l’avvio di una nuova stagione di educazione ambientale, che utilizzi i media locali, le associazioni, i social e coinvolga le famiglie. Una campagna massiccia, visibile, emotivamente coinvolgente che non si limiti a vietare ma che spieghi perché è importante rispettare la spiaggia. Perchè se davvero si punta alla Bandiera Blu nel 2026, servono acque ma anche coscienze cristalline.