Restano liberi i fratelli Aprile e Midolo: erano accusati di tentata estorsione ai danni del deputato Gennuso

Restano in libertà i fratelli Giuseppe, Giovanni e Claudio Aprile,di Portopalo, così come Salvatore Midolo,accusati di tentata estorsione ai danni della famiglia del deputato Pippo Gennuso, a cui, secondo l’accusa avrebbero rubato un escavatore, di proprietà della loro azienda edile, e poi richiesto un pagamento per avere indietro il mezzo, attraverso un emissario. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dal pubblico ministero contro l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare a carico dei tre fratelli Aprile e dei domiciliari a carico di Salvatore Midolo. La vicenda prende le mosse dalla denuncia presentata lo scorso maggio da Pippo Gennuso e dai figli Luigi e Riccardo. Dopo le indagini condotte, i fratelli Aprile e Midolo furono arrestati con l’accusa di tentata estorsione e, come ricordano gli avvocati difensori, Giuseppe Gurrieri e Luigi Caruso Verso, rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame di Catania, lo scorso Luglio “per carenza di elementi di gravità indiziaria e smentendo la tesi accusatoria, viste le evidenti contraddizioni emerse nella ricostruzione dei fatti fornita dai denuncianti”.
Il pubblico ministero aveva proposto ricorso innanzi alla Corte di Cassazione. Nella sentenza emessa nei giorni scorsi, la Cassazione sostiene che “il Tribunale ha compiutamente analizzato le risultanze investigative che se da un lato avevano consentito al PM di formulare la ipotesi di reato sopra richiamata a carico di Claudio Aprile come anche degli altri coindagati e, per altro verso, al GIP di emettere le misura della custodia in carcere, dall’altro non sono state ritenute, dai giudici del Riesame, in grado di evidenziare un quadro di gravità indiziaria tale da giustificare la adozione della predetta misura. “, i giudici di Cassazione hanno anche aggiunto che “In particolare, il Tribunale di Catania ha analizzato le dichiarazioni rese dalla persona offesa, Pippo Gennuso e dei figli Luigi e Riccardo, avendo rilevato, nelle versioni da costoro di volta in volta propinate agli investigatori, discrasie e divergenze di tale rilievo da non consentire di fondare su di esse una ricostruzione completamente affidabile della vicenda, se non altro in relazione alla esistenza degli elementi per configurare l’ipotesi di reato infine ascritta agli indagati.”