Santa Lucia “etnica” alla Borgata: quattro immagini per una polemica

Nei giorni scorsi sono apparsi dei manifesti sui muri della Borgata, a Siracusa. Legati al progetto MetaBorgata, riportano un messaggio di inclusione (“la Borgata è casa mia”) proponendo una versione multietnica di Santa Lucia. L’immagine tradizionale della Patrona diviene il volto di quattro ragazze di altrettante etnie differenti, tra le principali residenti nel popolare rione del capoluogo. La volontà dichiarata del progetto, con finalità pubbliche, è quella di rigenerazione sociale e urbana che mira a ridefinire identità e reputazione della Borgata Santa Lucia anche attraverso “segni” di identità comune, tra cui anche Lucia. Ma la scelta ha diviso. E scatenato un dibattito social con accuse anche di blasfemia.
La Diocesi e la Deputazione della cappella di Santa Lucia prendono le distanze. “In merito alla campagna di manifesti murali promossa da MetaBorgata, la Deputazione della Cappella di Santa Lucia e la Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro ritengono sia stata inopportuna la scelta di proporre un’immagine della Santa Patrona con il volto sostituito. Nel rispetto dell’iniziativa, che siamo convinti voleva essere una provocazione non contro la martire siracusana, utilizzare un’immagine riconoscibile di Santa Lucia cambiando il volto non rispetta il sentimento di tanti cittadini che si sono sentiti offesi e turba il sentimento devozionale di tanti siracusani. Se uno degli obiettivi di MetaBorgata è fare comunità sicuramente in questo caso si è persa un’occasione: non sono in discussione le motivazioni ma sicuramente nella realizzazione è evidente il mancato rispetto nei confronti di tanti devoti che alla vigilia della festa si sono sentiti smarriti di fronte all’immagine della loro patrona impropriamente utilizzata”.
Alle accuse replica Viviana Cannizzo, tra le anime di MetaBorgata. “Consapevoli che ogni campagna di comunicazione può suscitare reazioni contrapposte, tutto si può dire tranne che venga mancato il rispetto alla nostra Santa che ha solo consentito, come la religione cristiana ci insegna, l’incarnazione del divino nell’umano, lanciando un messaggio di speranza per questa città bellissima e troppo bistrattata dai propri concittadini:
il miracolo può avvenire solo se cominciamo a trattare con amore il nostro prossimo e la nostra terra”, le sue parole. Blasfemia? “La vera blasfemia semmai è l’incitamento all’odio letto in molti commenti social, quello si dovrebbe destare preoccupazione”, dice Viviana Cannizzo.
MetaBorgata “mette in rete diverse associazioni che si trovano o operano nel quartiere della Borgata Santa Lucia. Alle associazioni si affiancano numerosi residenti che vivono e lavorano nel quartiere, di cui conoscono punti di forza e criticità, legate al degrado urbano, alle micro-discariche onnipresenti, alla poca inclusione sociale, fattori che non rendono giustizia ad un centro storico su cui si vuole investire per il futuro della città. Per attivarci, come cittadini profondamente innamorati di questo quartiere, abbiamo usato l’idea del miracolo come strategia umana e non divina per risolvere i problemi. La Borgata siamo noi, italiani, nigeriani, bangladesi o maghrebini, noi che abitiamo e viviamo questo quartiere e di questo quartiere vogliamo prenderci cura. Si chiama educazione civica, e immaginiamo che la nostra Santa, che in molti invocano, ne sia paladina, e la desideri tanto quanto le persone che in lei si incarnano, così come ha insegnato Gesù Cristo ai suoi credenti attraverso il suo sacrificio, ovvero che anche gli uomini possono fare miracoli prendendosi cura di ciò che amano, sia esso il loro quartiere, la loro famiglia, la loro terra”, spiega.
Viviana Cannizzo ricorda poi che in poco meno di 3 mesi il progetto ha portato avanti numerose iniziative “tra cui la realizzazione di una piattaforma civica – www.metaborgata.it – con tutte le informazioni utili su attrazioni e servizi di prossimità offerti nel quartiere, sperando diventi un giorno una destinazione turistica attraente che non perda al contempo l’autenticità resa dalle persone che qui ci vivono, di qualsiasi nazionalità esse siano perchè, sempre ragionando da buoni cristiani, amiamo il nostro prossimo come amiamo noi stessi”.
Anche il murale realizzato all’interno del De Simone, opera di Roberto Negrini, rientra nel progetto che invita “a scoprire una Borgata più contemporanea, che dia stimoli e opportunità ai nostri giovani, che celebri lo sport che unisce e migliora gli esseri umani e la storia del quartiere legatissimo alla sua squadra”.