La storia eccezionale di Federica, donna in divisa che abbatte ogni luogo comune

E’ una storia eccezionale quella di Federica Rametta. Siracusana, 26 anni compiuti il giorno di Santa Lucia, ha inseguito e coronato i suoi sogni con caparbietà e grande determinazione. Oggi frequenta la Scuola Allievi Carabinieri di Torino, una divisa che sfoggia con orgoglio e rispetto. La stessa, peraltro, di papà Giovanni, originario di Avola ed anche lui Carabiniere ma a Siracusa. All’Arma Federica è arrivata dopo un incredibile giro del mondo, a bordo di nave Amerigo Vespucci.
Di più, è stata la prima donna nocchiere in Italia, in cima ai 52 metri dell’albero di mezzana. Lavoro delicato, richiede forza ed equilibrio. Oltre ad un coraggio che non puoi nascondere: o ce l’hai, o non ce l’hai.
A rompere le convenzioni degli ambienti tipicamente maschili si è ormai abituata. Anche se all’inizio la guardavano quasi come un alieno. Mai chiesto un trattamento speciale, oggi a Torino come prima a bordo. “Sono io che devo adattarmi”, si è sempre ripetuta, sostenuta da Siracusa dall’affetto della famiglia. “Ma lei si è sempre fatta rispettare e benvolere”, sottolinea papà Giovanni.
La siracusana Federica ha solcato mari ed oceani sul Vespucci e su nave Alpino, ma ora vive sotto le Alpi piemontesi. E dire che i suoi superiori, in Marina, hanno tentato in ogni modo di trattenerla, quasi contendendosela a bordo per le sue evidenti qualità. Ma ad ottobre completerà il corso e “salperà” per una nuova avventura, questa volta con direzione una delle caserme dell’Arma.
E chissà dove arriverà la determinata Federica, partita da Siracusa alla conquista di sogni ed ambizioni subito dopo il diploma, conseguito al Corbino. Una veloce parentesi in Giurisprudenza, poi il concorso in Guardia Costiera con trasferimento a Fiumicino nel 2013. Quindi il concorso in Marina, vinto anche questo. Il titolo di prima donna nocchiere e ora la Scuola Allievi Carabinieri di Torino. Federica continua a vedere lontano ed indica la via maestra a chi pensa di essere ai “confini dell’impero”, nella remota Siracusa.




La mafia a Siracusa: le famiglie, i rapporti di forza e gli interessi nella relazione della Dia

Presentata in Parlamento la relazione della Dia sulla presenza della mafia in Sicilia. Un’analisi dettaglia, provincia per provincia, con l’attento studio e ricostruzione dei gruppi malavitosi presenti e delle loro attività. Per quel che riguarda Siracusa, operano e coesistono diverse organizzazioni mafiose. Si registra così l’attivismo dei Bottaro-Attanasio e del gruppo Santa Panagia. “I primi si rapportano stabilmente al clan etneo dei Cappello – si legge nelle relazione della Dia – mentre i secondi rappresentano un’articolazione della compagine dei Nardo-Aparo-Trigila, vicina a Cosa nostra catanese ed in particolare alla famiglia dei Santapaola”.
Nella parte nord della provincia (Lentini, Carlentini, Francofonte ed Augusta) è presente la famiglia Nardo, “il cui boss è attualmente detenuto e che è stata raggiunta, nel semestre in esame, da un sequestro di beni a carico di un affiliato”.
A sud (Noto, Avola, Pachino, Rosolini) egemone è la famiglia dei Trigila, “il cui attuale reggente è stato colpito da un’indagine che ne ha rivelato la forte caratura criminale ‘che gli permetteva di atteggiarsi ad assoluto boss del territorio, quantomeno con riferimento alla città di Noto'”.
A Floridia, Solarino e Sortino si avverte l’influenza criminale degli Aparo. A Cassibile “opera il sodalizio dei Linguanti, articolazione dei Trigila, mentre il territorio del comune di Pachino vede l’egemonia del clan Giuliano, del quale sono stati accertati, anche in seguito ad un’indagine eseguita nel luglio 2018, radicati legami con i Cappello di Catania”.
Forte è l’interesse della criminalità organizzata, anche nella provincia di Siracusa, “per il traffico di stupefacenti e per le attività estorsive”.




Mobilitazione regionale delle Sardine, 9 piazze collegate: a Siracusa, piazza Archimede

Nove piazze siciliane per un flash mob in contemporanea. Le Sardine siciliane organizzano la nuova mobilitazione e chiamano alla piazza anche Siracusa, proprio accanto alla Fontana di Diana. I gruppi provinciali sono a lavoro per l’organizzazione. Appuntamento per tutti alle 18 del 25 gennaio per una manifestazione “simultanea” in nove piazze: piazza Bellini a Catania, piazza Principe di Napoli a Modica, piazza Cavour ad Agrigento, piazza Sant’Anna a Palermo, piazza Archimede a Siracusa, e poi via Giacomo Medici a Milazzo, piazza del Carmelo a Delia (Cl), via mercato Sant’Antonio a Enna e palazzo Cavarretta a Trapani.
Tutte le piazze saranno collegate tra loro, fanno sapere gli organizzatori. In programma musica, letture, riflessioni e arte “per far vedere che può esistere una Sicilia compatta che chiede spazio e soluzioni per problemi che sono ormai atavici”.
L’hashtag principale rimane #LaSiciliaNonSiLega, “a maggior ragione adesso che la Lega ha costituito il suo primo gruppo consiliare all’Ars ed è entrata anche in alcune giunte comunali. Essere leghisti e siciliani, leghisti e meridionali è un controsenso per chi ha memoria”, dicono i referenti delle Sardine siracusane.
Chi volesse partecipare all’appuntamento del 25 gennaio, è invitato a portare con sè un prototipo di valigia realizzata con il cartone; una poesia stampata da scambiare in piazza; qualora piovesse, un bell’ombrello colorato.

foto di Marcello Bianca




Siracusa. Droga e Mafia, processo Aretusa: chieste condanne per 216 anni di carcere

Formulate le richieste di condanna nei confronti dei 20 imputati del processo Aretusa. Sono accusati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbero fatto parte di tre gruppi criminali, capaci di spartirsi il territorio per la gestione della droga. Le richieste sono partite dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Catania, Alessandro La Rosa. Sono in totale 216 gli anni di carcere presentati dal pm ai giudici della Corte di Assise . La  pena più pesante, 30 anni, è stata sollecitata per Gianfranco Urso, figlio di Agostino Urso, “u prufissuri”, storico capo clan assassinato il 29 giugno del 1992 al Lido Sayonara, a Fontane Bianche. Per i magistrati della Procura distrettuale antimafia, Gianfranco Urso, era il capo della cellula operante nella zona di via Bartolomeo Cannizzo, a nord di Siracusa, e proprio sotto casa sua che, secondo polizia e carabinieri, sarebbero avvenuti i summit per appianare gli scontri o prendere decisioni. Nel dettaglio le richieste del pm della Dda di Catania prevedono: 30 anni di reclusione per Gianfranco Urso; 22 anni per Luigi Urso; 15 anni per Andrea Abdoush,; 19 anni per Salvatore Catania; 11 anni di reclusione ciascuno per Agostino Urso e Gianfranco Bottaro; 12 anni per Daniele Romeo; diciannove anni per Lorenzo Vasile; nove anni per Franco Satornino; 15 anni per Massimiliano Midolo; 12 anni per Maria Christian Terranova; undici anni di reclusione per Lorenzo Giarratana; tre anni e sei mesi per Francesco Fontana; tre anni per Massimiliano Romano; due anni e sei mesi per Sebastiano Recupero; due anni per Angelica Midolo; cinque anni ciascuno per Salvatore Quattrocchi e Umberto Montoneri; tre anni e sei mesi per Concetto Anthony Magnano e sette anni per Salvatore Silone.




Calcio a 5 femminile, solo un pari per il Santa Lucia: 1-1 con il Cus Messina

E’ finita in parità la prima partita del girone di ritorno del campionato di C2 femminile di calcio a 5. Il Santa Lucia avrebbe forse meritato qualcosa in più ai punti, ma deve accontentarsi del pari contro il Cus Messina.
Partita giocata a ritmi intensi, con le padrone di casa costrette ad inseguire le ospiti, caparbie nel portarsi in vantaggio. La rete di capitan Guardo ha ristabilito la parità nel finale di primo tempo. Le ragazze di mister Tiziana Blandini hanno cercato in tutti i modi di trovare la rete vittoria nel corso della seconda frazione, con un netto dominio nel gioco. Imprecisioni e le parate del portiere avversario hanno però vanificato ogni tentativo. “La strada è quella giusta, continuando così i risultati arriveranno”, dice alla fine la Blandini.




Da Siracusa al salotto tv di Viene da me, la storia di Giuseppe e mamma Cristina

Da Siracusa al salotto pomeridiano di RaiUno per una storia di coraggio, cambiamento e rinascita. A raccontarla a Caterina Balivo, nella parte finale di “Vieni da me” sono stati Giuseppe e Cristina, figlio e mamma. Il primo ad accomodarsi sul divano rosso è stato Giuseppe, sorridente e slanciato. Completamente diverso rispetto a quella foto che appare sul grande schermo alle sue spalle, in cui pesava 138 kg. “Quello non sei tu?”, gli chiede la Balivo e Giuseppe, senza imbarazzo, “è una parte di me”.
Ha così raccontato la sua infanzia e parte dell’adolescenza. Il rapporto difficile con i compagni di scuole, le angherie ed il bullismo subiti per via del suo aspetto fisico e di quel cibo che sembrava diventare rifugio sicuro di fronte alle delusioni della vita. Accanto, a dare sempre sostegno il fratello e soprattutto la mamma, capace anche di battere una insidiosa malattia.
Intanto, crescendo, Giuseppe ha anche compreso di non essere attratto dalle ragazze ma dalle persone del suo stesso sesso. E proprio l’amore gli ha dato un duro colpo: mentre studiava legge a Firenze, ha conosciuto un ragazzo e la scintilla è stata immediata. Ma per via del suo aspetto, è stato rifiutato.
Tornato a Siracusa, ha chiesto aiuto perchè vedeva la sua esistenza annullarsi di fronte all’ennesimo muro. Lo ha chiesto proprio alla mamma a cui ha confidato di voler ripeterne il percorso per perdere peso, operandosi nel 2016 per un efficace dimagrimento. “Diete provate tante, ma non funzionavano”, ha rivelato Cristina teneramente vicina al figlio.
Dopo l’intervento, l’avvio di un’altra vita. La volontà di studiare in accademia per diventare parrucchiere. “Questa è la sua strada”, dice orgogliosa Cristina. Finalmente a suo agio, Giuseppe ha rivelato alla sua famiglia la sua omosessualità. Era il Natale scorso. E con un messaggio whatsapp nella chat della famiglia, si è aperto pienamente. “Mi era finalmente obbligato dalla gabbia della paura. Sono gay, sono felice”. E giù gli applausi dello studio mentre Cristina non molla per un istante la mamma del suo Giuseppe. “Ma io l’ho sempre saputo. Aspettavo che me lo dicesse”, ha confidato. Ed a sorpresa, arriva in tv il videomessaggio di papà Antonio ed è l’unico momento in cui gli occhi di Giuseppe diventano rossi ma senza mai perdere il sorriso. “Ho una famiglia spettacolare”.




Anche Siracusa piange la scomparsa di Pietruzzu Anastasi: il ricordo di Rosario Lo Bello

“Ho avuto un tremore quando ieri sera ho saputo della morte di Pietro Anastasi”. Il siracusano Rosario Lo Bello, ex arbitro internazionale, lo confida apertamente, senza ritrosia. Anche Siracusa piange la scomparsa dell’attaccante che fece innamorare l’Italia calcistica degli anni 70, divenendo – lui, siciliano – un simbolo di un Meridione che cercava riscatto sociale.
Con la maglia bianconera indosso, venne a giocare una storica amichevole a Siracusa. Ad accogliere Pietruzzu e tutta la Juventus, a bordo campo, c’era il grande Concetto Lo Bello. “Per mia padre, Anastasi era una sorta di figlio calcistico. Tutti e due siciliani, tutti e due ai vertici. In campo, però, non c’erano sconti. Lui era un giocatore, mio padre l’arbitro”, racconta oggi Rosario.
Anni dopo quella partita, Anastasi tornò a Siracusa e sempre per don Concetto. Era il 2015 e nel salone di Palazzo Vermexio veniva presentato il libro dedicato proprio al più popolare tra i fischietti italiani. Anastasi accettò subito l’invito. In quel libro viene raccontato un gustoso aneddoto. “Mio papà Concetto vide Pietro per terra, intento a cercare qualcosa. Gli chiese cosa stesse facendo. E con accento varesotto Anastasi gli rispose che aveva perso la collanina. Quell’accento sorprese mio papà che per tutta in risposta, ed in siciliana, gli chiese di nuovo: ‘chi stai facennu?’ e Pietro, che capì il simpatico richiamo, gli rispose anche lui in dialetto: ‘hai pessu a me collanina’”, ricorda Rosario Lo Bello. “Pietro era un grande uomo che non ha mai perso la sua umiltà. Attento e meticoloso, ma mai seccante. Ci siamo sentiti sempre con affetto e simpatia reciproche. La sua morte mi addolora molto”.
I due si incontrarono sui campi della Serie A quando Anastasi indossava la maglia dell’Inter. Era la parte finale della sua carriera. “Ricordo che era reduce da un infortunio ed era per questo con il freno a mano tirato. Ad un certo punto, affondò eccessivamente un contrasto. Non potevo non ammonirlo. Seppur con il cuore sanguinante, insomma lui era Pietruzzu per tutti i siciliani, estrassi il cartellino giallo. Da arbitro non potevo fare diversamente. Ogni volta che ci incontravamo, ci raccontavamo quell’episodio, quel giallo e il mio cuore sanguinante. Ridevamo. In fondo, lui lo sapeva che doveva ammonirlo per forza”. E un sorriso accompagna le parole di Rosario Lo Bello.

Nella foto: a sinistra Anastasi a Siracusa nel 2015 e, accanto, con la maglia della Juve al De Simone accanto a Concetto Lo Bello




Siracusa. La scoperta: al Talete c'è una cloaca, disposta bonifica con calce viva

Lo spettacolo si commenta da sè ed è un campionario di nefandezze capace di cancellare il concetto di decenza. Non si tratta di un remoto angolo di una struttura abbandonata di periferia. Quella che vedete in foto (l’unica pubblicabile per non urtare sensibilità) è la scala che collega il parcheggio Talete con la terrazza vista mare. Ortigia, quindi.
Quella scala è diventata impraticabile, ridotta a letamaio per bisogni ed esigenze poco igieniche. Tra i problemi mai risolti del Talete, si sa, c’è anche quello della presenza di clochard che nel tempo ha richiesto diverse bonifiche per ripulire anche l’area del parcheggio.
Questa mattina sono state avviate le operazioni straordinarie di pulizia della tromba delle scale tra la terrazza ed il sottostante parcheggio. Gli operai specializzati, in tuta bianca e mascherina, hanno utilizzato la calce viva: è un reagente fondamentale nel trattamento dei rifiuti e nelle opere di bonifica da agenti inquinanti di diversa natura. Svolge un’azione di inertizzazione dei rifiuti, intrappolando gli agenti inquinanti e trasformandoli in forme chimiche non tossiche o dannose per l’ambiente. Solo dopo l’intervento con la lancia idrica ad alta pressione: acqua calda per sciogliere impurità e quant’altro. In mezzo, le operazioni di rimozione dei rifiuti.
E’ stata, intanto, ripulita l’area della panoramica insozzata da decine di sacchetti di spazzatura abbandonati oltre il guardrail. Operazioni di diserbo e pulizia anche all’Isola, Stentinello, via Galermi e via Rizzo.




Siracusa. Scuola di via Svizzera al freddo: "Impianti di riscaldamento ancora spenti"

“Alunni ancora al freddo alla scuola dell’Infanzia di via Svizzera”. L’ex deputato regionale Vincenzo Vinciullo esprime rammarico per il problema, “nonostante- fa notare -perfino l’Assessorato regionale dell’Istruzione ha invitato, ovvero diffidato, l’Amministrazione Comunale di Siracusa a procedere, con la dovuta celerità del caso, ad accendere il riscaldamento del piccolo, anzi piccolissimo, edificio scolastico che si trova all’interno di un immobile privato e che è stato acquisito, a quanto pare, recentemente, dal Comune di Siracusa”. Vinciullo osserva come “l’immobile sia stato  acquisito recentemente”, punta l’indice contro l’amministrazione comunale, che accusa di incapacità.




Imprenditoria al femminile, Siracusa è sesta in Sicilia sorpassata da Agrigento

Sicilia al quarto posto nella speciale classifica nazionale per presenza di imprese femminili. Sul podio ci sono Lombardia (prima), Lazio (seconda) e Campania (terza). I dati sono stati elaborati da UnionCamere Sicilia e sono relativi all’andamento delle imprese “rosa” nel terzo trimestre 2019.
Il numero di quelle registrate in Sicilia è 114.216, con 1.459 iscrizioni, 1.168 cessazioni e un saldo positivo di 291. Tra le province dell’Isola, Siracusa si piazza al sesto posto, precedendo Ragusa, Caltanissetta ed Enna. Questa quattro province presentano tutte saldo negativo. La provincia siciliana con il maggior numero di imprese femminili è Catania (24.623), segue Palermo (23.505), quindi Messina (14.488), Trapani (12.238) e Agrigento (10.246). Vantano tutte anche un saldo positivo.