Servizio idrico a Siracusa, il bando delle polemiche. Cafeo (IV): "ritirarlo in autotutela"

“Insieme a quello della raccolta dei rifiuti, il servizio idrico per un comune rappresenta il perno centrale attorno a cui si sviluppa la salubrità e la qualità sanitaria della vita dei cittadini: per questo motivo è fondamentale affidarne la gestione secondo adeguati criteri di efficienza, sostenibilità e programmazione futura”.
Ad intervenire è il deputato regionale Giovanni Cafeo (IV) che invita l’amministrazione comunale a ripensare l’impostazione del bando, “ritirando in autotutela quello attuale, anche al fine di evitare gli inevitabili contenziosi le cui conseguenze, come sempre, ricadrebbero sulla qualità del servizio e quindi sugli stessi cittadini”.
E questo anche alla luce di quelle che definisce come “incongruenze e disattenzioni che, se viste nell’insieme, rischiano di renderlo più un disincentivo agli investimenti che un’opportunità per la città. Non mi riferisco in particolare alla tanto discussa clausola sociale che, seppur presente nel bando come atto dovuto secondo il codice degli appalti, non garantisce comunque l’assunzione di tutta la forza lavoro attualmente in capo al gestore, ma più in generale all’intera impostazione del bando – prosegue Cafeo – incentrato non sugli investimenti e sull’ammodernamento della rete ma sull’erogazione dei servizi”.
Nella sua analisi l’esponente regionale di Italia Viva punta il criterio dei punteggi. “Su un massimo di 75 punti assegnabili infatti, soltanto una decina riferiscono a nuovi investimenti mentre il resto del punteggio sembra voler premiare non un gestore che con spirito imprenditoriale decide di puntare a migliorare impianti e condotte, ma chi si impegna a svolgere il semplice ruolo di erogatore di servizi, provvedendo in caso di guasti ai soliti interventi emergenziali di ‘tappatura’ delle falle”.
E per Cafeo “le conseguenze di questo approccio sono evidenti, in primo luogo, alla luce delle condizioni attuali degli impianti, l’assenza di prospettiva di ritorno degli investimenti disincentiva la partecipazione al bando senza dimenticare la durata prevista, di soli due anni con possibilità di una proroga, altro elemento che blocca sul nascere qualunque velleità di investimento serio sulla rete. Si sarebbe potuto prevedere ad esempio una durata del bando legata all’effettiva partenza dell’ATI pubblica destinata in futuro alla gestione del servizio idrico – continua Giovanni Cafeo – ma soprattutto si sarebbe potuto impostare la necessaria rimodulazione dei costi non a scapito del personale ma sul taglio dei costi fissi, ad esempio quelli spropositati dell’energia, dando un punteggio maggiore a chi si impegnerà nell’ammodernamento dei macchinari e nella riduzione della dispersione idrica”.
Poi Cafeo continua: “l’idea che per rispettare l’obiettivo di riduzione dei costi e al contempo ampliare la teorica platea dei partecipanti al bando si possa intervenire soltanto sul personale è concettualmente sbagliata perché distrae l’attenzione dal vero problema degli impianti, ossia la necessità di investimenti volti all’ammodernamento dell’intera rete. Gli investimenti effettuati avrebbero poi la tutela della cosiddetta clausola Arera – precisa ancora Cafeo – ossia la possibilità, prevista dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, di spalmare i costi sostenuti nel tempo anche nei confronti dell’eventuale gestore subentrante”.