Siracusa. Biglietteria chiusa a Casina Cuti, rabbia dei commercianti: "così chiuderemo"

“Con la biglietteria chiusa nel fine settimana, non vediamo un turista qui. Li vediamo passare da lontano. Facciamo incassi da 4 euro al giorno, come pensano che possiamo andare avanti? Chiuderemo tutti”. I commercianti di Casina Cuti si sfogano a più voci. “Quando ci fecero spostare dentro questo recinto, ci promisero con un protocollo che la biglietteria sarebbe rimasta nell’area e non solo all’interno del parco archeologico. Sono passati poco più di dieci anni e, forse, hanno deciso che per noi è arrivato il momento di chiudere”, dicono con un misto di rabbia e rassegnazione.
Prima il coronavirus, poi il lockdown e adesso una ripartenza lenta del turismo: è un anno orribile per quei commercianti, popolarmente definiti “venditori di souvenir”. Ma nella grande area di Casina Cuti, prima della biglietteria che nel fine settimana rimane ancora chiusa, ci sono bar, attività di ristorazione, un presidio di Polizia Municipale e – ovviamente – i venditori di souvenir.
Ieri hanno anche assistito ad un curioso fuoriprogramma all’ingresso dell’area archeologica della Neapolis. I turisti in fila per l’acquisto del biglietto sono stati invitati dai Carabinieri a rispettare le misure di contenimento dei contagi da covid-19: distanziamento, mascherina, no assembramenti. Nessuna sanzione, solo un bonario richiamo lungo il viale del Paradiso dove si trova l’unica biglietteria attiva nel week end. Aumentando, anche per le dimensioni della strada, la possibilità che si creino assembramenti.
Eppure, poco distante, nell’area di Casina Cuti c’è quell’ampia biglietteria ospitata in locali comunali appositamente rimessi a nuovo. Gli spazi lì consentirebbero di eliminare il rischio di lunghe code e assembramenti. Anche battendo su questo, i commercianti di Casina Cuti chiedono che quella biglietteria resti aperta nel fine settimana, quando maggiore è l’afflusso alla Neapolis.
Una eventuale decisione spetterebbe alla Aditus, concessionaria di servizi tra cui la biglietteria. Ma per i commercianti di Casina Cuti dovrebbe valere quel protocollo originario che li convinse a spostarsi in quell’area recintata e firmato anche dal Comune, assieme alla Soprintendenza ed all’allora concessionario dei servizi. Assicurava la presenza della biglietteria poco distante dai loro shop, proprio per garantire il passaggio dei turisti che – altrimenti – sarebbero andati dritti all’interno dell’area archeologica. Proprio quello che accade nei fine settimana. Da quel protocollo tanto e cambiato, dalle amministrazioni pubbliche alla stessa società che gestisce la biglietteria. Forse una nuova intesa non guasterebbe. Ma chi si assume la responsabilità di riaprire il dialogo tra le parti?