Siracusa. Box di Casina Cuti, l’ira dei commercianti: ” I turisti fuggono”

“I box dei commercianti di souvenir di Casina Cuti versano in condizioni pietose. La copertura è bucherellata. Piove sulle nostre teste e sulla nostra merce. Il danno economico è enorme”. Monta la protesta dei venditori dei chioschi dell’area in cui si trova la biglietteria per l’ingresso al Parco Archeologico. Sono bastati alcuni giorni di pioggia per avere prova di quanto seria sia la situazione. La copertura è rimasta danneggiata dall’incendio dell’area a ridosso di Casina Cuti, che lo scorso anno causò ingenti danni. I lapilli hanno bucato il telone e da li’ la pioggia trova facile strada. Si traduce tutto nell’impossibilità di trovare riparo. Scene in cui i turisti fuggono, i commercianti altrettanto, ma prima tentano di coprire la merce alla meno peggio e spesso ci sono prodotti che non possono più essere venduti. Eppure, fanno notare i commercianti, paghiamo l’affitto e adesso paghiamo anche il 20 per cento in piu’ per l’occupazione del suolo pubblico. A fronte di quale servizio? -chiedono i commercianti, spesso nel settore da generazioni. La richiesta è quella di un intervento immediato da parte dell’amministrazione comunale, perchè adesso arriveranno i temporali autunnali, poi l’inverno, e la situazione non può che peggiorare. I commercianti si sentono abbandonati. L’emergenza è questa, ma il problema è anche un altro e riguarda la sicurezza. Le erbacce incolte alle spalle dei box sono tornate alte e secche. Gli incendi possono svilupparsi facilmente e l’area non sarebbe dotata nemmeno di idranti. A tutto questo si aggiunge la manutenzione degli spazi, degli scalini, rotti e pericolosi, di pali, abbattuti da anni e ancora lì, con solo un nastro rosso e bianco a segnalarli. Argomento a sè, quello delle licenze per la vendita degli alimenti. Nonostante ne siano in possesso, non possono vendere bevande, ad esempio, ma soltanto prodotti tipici locali confezionati. “Non si vendono- tuonano i commercianti- chi ha tentato di venderli,ha dovuto buttare via tutto, con le relative perdite economiche”.