Siracusa. Commercianti, fra rischio lockdown e rispetto delle regole

“Il massimo rigore, il massimo rispetto delle regole per non arrivare alla chiusura delle attività e ad un nuovo lockdown che non possiamo permetterci”. Il direttore di Confcommercio Siracusa, Francesco Alfieri parla chiaro. In linea con la campagna di sensibilizzazione avviata a livello nazionale, il messaggio parte dal territorio ed è diretta agli operatori del commercio locale”.

Alfieri parla chiaro. “Il problema risiede principalmente nella correttezza e nel senso di responsabilità che le persone devono avere- premette- La percentuale tra la quantità di tamponi effettuati e chi non è ammalato ci potrebbe consentire di essere più rilassati. La chiusura, cioè, potrebbe essere evitata. E’ pertanto necessario che proprio noi, con un comportamento rigoroso, facciamo in modo di non arrivare ad un lockdown che sarebbe ancora più devastante rispetto al primo”.

In realtà, secondo il direttore di Confcommercio, attività come quelle della ristorazione si troverebbero in una condizione tale da non avere alcun problema, se ci si attiene alle regole e alle conoscenze che si hanno già. “I ristoratori effettuano corsi Hccp, ad esempio- ricorda Alfieri- Conoscono i principi di igiene e sicurezza. Sanificando i locali e indossando le mascherine il rischio di contagio viene notevolmente abbassato. Basta questo per scongiurare il rischio di chiusura. Non è giusto che chi non rispetta le regole debba causare una insostenibile ripercussione su tutti gli altri”.

I dati relativi alle chiusure di attività locali sono emblematici. “Proprio per questo dobbiamo essere rigidi e non trasgredire le regole. L’esempio delle ludoteche è significativo. Registriamo circa il 40 per cento di chiusure. Per i servizi turistici, che si rivolgono ad una clientela anche estera e strutturata, nel 35 per cento dei casi non ci sono state riaperture. Speriamo riaprano l’anno prossimo. A loro sono collegate tante attività dell’indotto. Questi numeri devono aiutarci a riflettere adesso, per non danneggiare la nostra economia locale”.

Per Alfieri occorre “un’inversione di paradigma. Le città si sostanziano con i negozi di vicinato. Dobbiamo sostenere loro, sono le attività di vicinato che illuminano le nostre città. I grandi colossi non possono di certo sostituirci”.