Siracusa. Confindustria guarda al 2019: "zona industriale imprescindibile"

Nuove politiche del lavoro, incentivi per gli investimenti e la crescita, meno vincoli. Confindustria Siracusa rinnova anche per l’anno che verrà la sua ricetta per far ripartire la provincia aretusea. Serve, anzitutto, un primo passo deciso della Regione a cui gli industriali siracusani tornano a chiedere investimenti sulle infrastrutture, sulla sburocratizzazione e lo sblocco delle misure per la crescita e la velocizzazione della spesa per gli aiuti alle imprese previsti dai fondi comunitari.
“Abbiamo la necessità di avere una visione strategica più ampia e a medio termine di ciò che insieme vogliamo
per la nostra provincia”, il monito del presidente degli industriali siracusani. “Ci piacerebbe che la comunità siracusana invece di occuparsi e di preoccuparsi di chi e perché qualcuno ancora ha intenzione di attivare una iniziativa imprenditoriale si mobiliti sui grandi temi che riguardano lo sviluppo sostenibile. Superiamo il gap infrastrutturale stradale, ferroviario, portuale, lavoriamo per il potenziamento del Porto di Augusta e la valorizzazione finalmente del Porto di Siracusa. Dobbiamo costruire tutti insieme un percorso di sviluppo che esca da una dimensione esclusiva e provinciale di orticello ma che nello stesso tempo in maniera collegiale operi per la difesa dei nostri interessi provinciali e territoriali”. E’ un richiamo a quella logica di area vasta spesso dichiarata ma mai concretamente attuata dalla politica provinciale. “Insieme riusciamo ad ottenere finanziamenti, investimenti e dunque risultati”.
La zona industriale? “Non si può prescindere dalla sua difesa”, taglia corto Diego Bivona. “E’ moderna, sostenibile e ancora riesce ad attrarre importanti investitori generando, a cascata, attività imprenditoriali. Senza sottovalutare l’occupazione e la ricchezza che produce”.
Sugli strumenti di pianificazione strategica come il Piano Paesaggistico, il Piano di Qualità dell’Aria, il Piano
energetico, il Piano Cave e il Parco Archeologico di Siracusa, che incidono fortemente sulle attività produttive,
“chiediamo di effettuare e rispettare le procedure di concertazione, di ascoltare le categorie interessate nella
fase di stesura dei regolamenti attuativi”, dice il presidente, Diego Bivona, che invoca una Regione “amica delle imprese, del lavoro e dello sviluppo sostenibile ed inclusivo”.
Spaventa il tasso di disoccupazione in provincia di Siracusa (21,4%). “La strutturale carenza di occasioni
di lavoro qualificato sta determinando una migrazione selettiva dei giovani laureati con conseguente grave
depauperamento del capitale umano”, spiega nel suo rapporto il numero uno di Confindustria Siracusa.
Il settore industriale occupa oggi circa 18 mila lavoratori. Di questi, poco più di 7.500 persone nella zona industriale in senso stretto. Nella nostra provincia rispetto ai dati pre-crisi (2008) sono stati persi quasi 5 mila posti di lavoro (-4,2%). I settori che hanno maggiormente subìto gli effetti negativi sono stati il settore delle costruzioni (-45,3%) ed il settore manifatturiero (-21,2%). Tiene ancora l’export: la provincia rappresenta il 61% dell’export regionale ed il 12 % dell’export dell’intero Mezzogiorno; l’84% dell’export della provincia riguarda il comparto dei prodotti petroliferi e il 13% prodotti chimici.
Nel comparto turistico il 2017 conferma i numeri positivi registrati del 2016 in termini di arrivi (+11,9%)
e di presenze (+11,5%) e nel 2018 è previsto un trend di crescita.
Inevitabile un passaggio su bonifiche e patologie. “Arpa ha illustrato come le aree ove insistono le aziende private siano state caratterizzate al 100% e a cura delle aziende stesse sono state avviate le bonifiche, mentre
abbiamo preso coscienza su quanto ancora resti da fare da parte del pubblico in tema di messa in sicurezza
e bonifiche all’interno del perimetro industriale”, ha detto Bivona prima di occuparsi del registro tumori. “Elaborazioni e studi lo hanno reso uno degli strumenti più avanzati e riconosciuti a livello nazionale ed internazionale nel campo dello studio delle patologie esistenti nel territorio. Dagli studi presentati dalla professoressa Ferrante dell’Università di Catania, che lavora per il Registro dei Tumori, le malattie tumorali, in calo di circa il 3% nel nostro petrolchimico, sono dovute per il 50% agli stili di vita della popolazione nella nostra area, per il 20% a fattori genetici, per un altro 20% a fattori ambientali in senso stretto e per il restante 10% a fattori connessi con l’assistenza sanitaria. Dalla battaglia sulle cifre passiamo ai fatti concreti che significa non fare delle emissioni industriali l’alibi per trascurare la prevenzione, che consiste soprattutto nel mutamento degli stili di vita”.
Sul tema della qualità dell’aria, Confindustria rivendica l’aver coinvolto il CNR, massimo organo tecnico, “per presentare una proposta di una ricerca puntuale per identificare in tempo reale le fonti emissive responsabili dei fenomeni odorigeni. La proposta è stata presentata al Prefetto nel novembre del 2017, anticipata ai sindaci, ufficialmente presentata al Tavolo Tecnico Prefettizio”. Nel frattempo, Confindustria è a lavoro per redigere, “per la prima volta”, un bilancio di sostenibilità ambientale e sociale dell’intera area industriale con il concorso di tutte le aziende che vi insistono.
Guardando al 2019 vince comunque l’ottimismo. “Perché conosciamo la capacità delle nostre imprese
che hanno dimostrato in questo decennio una grande resilienza, perché il territorio è ancora capace di
attrarre importanti multinazionali, l’arrivo della Sonatrach lo dimostra, e perché siamo fiduciosi che il metodo
della coesione che abbiamo messo in campo con il Patto di Responsabilità Sociale, possa e debba avere
successo con il concorso della comunità intera”.