Siracusa e Avola: così si sono persi i soldi per il dissesto idrogeologico

Il rischio idrogeologico è un nemico silenzioso da cui Siracusa e i centri costieri della provincia provano a difendersi. Ma come? Non bene secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera in cui si spiega come vengono sprecati i milioni di euro stanziati per combattere quella emergenza. “Più l’Italia frana, più arrivano soldi – scrivono i giornalisti Giuliano Foschini e Fabio Tonacci – E più arrivano soldi, più l’Italia frana. Quando alla prossima bomba d’acqua ci si troverà a piangere un altro morto bisognerà tenere a mente questo paradosso. Perché è lì che incastrato un pezzo di passato, presente e, forse, di futuro del nostro Paese”.
Dalla loro dettagliata inchiesta emerge come in Italia il denaro destinato a combattere il dissesto idro-geologico viene poi utilizzato in realtà per pagare gli stipendi degli impiegati comunali e la carta per le stampanti, tra le altre cose. Non per il fine – importantissimo – per cui sono stati stanziati.
Nel giugno del 2014 è stata creata una struttura ad hoc in seno alla Presidenza del Consiglio, affidata a Erasmo D’Angelis. Ha scoperto almeno un centinaio di casi (su 5mila lotti monitorati) nei quali i fondi europei Pre-2009 erogati per il dissesto idrogeologico e per legge a esso vincolati, sono finiti in realtà in altri rivoli di bilancio. Ad Avola, per esempio, con una parte dei 3 milioni per la protezione della costa hanno pagato gli stipendi dei dipendenti comunali. A Siracusa i 5 milioni “per il consolidamento della falesia di Punta Carrozza e Punta Castelluccio” si sono trasformati in “spese correnti dell’amministrazione”. Dunque utilizzati, ad esempio, per pagare le bollette, comprare la carta negli uffici, acquistare la cancelleria, e chissà cos’altro.
(foto: falesia di Punta Carrozza)