Siracusa. Ecco il disegno di legge che permette ai Comuni la gestione diretta del servizio idrico, ma a tempo

Acqua pubblica, disegno di legge in quattro articoli in tutto. Testo snello, presentato tre giorni fa con il placet di otto sindaci del siracusano, per dare “certezza amministrativa alla riorganizzazione – in via emergenziale – del servizio idrico integrato, al fine di garantire l’efficienza e l’efficacia di tale servizio, alla luce delle esperienze negative di gestioni private, conclusesi con sentenze di fallimento e con la nomina della curatela fallimentare”. Scrive così nella sua relazione il deputato proponente, ovvero Enzo Vinciullo. Chiaro il riferimento a Sai 8 ed alla situazione che si è creata in provincia di Siracusa. Ma l’uso del plurale (“alla luce delle esperienze negative di gestioni private”) si spiega anche pensando a quanto sta accadendo a Palermo, dove la società è prossima al fallimento.
Per evitare il rischio “di collasso del servizio idrico fornito ai cittadini” anche a causa di “numerose zone d’ombra dovute all’assenza di una norma da applicare da parte degli amministratori locali”, nasce allora questo disegno di legge la cui primogenitura può esser riconosciuta al sindaco di Floridia, Orazio Scalorino, che in Vinciullo ha poi trovato un prezioso “alleato”.
“E’ noto a tutti – scrive Vinciullo nella relazione depositata all’Ars insieme al disegno di legge – che la gestione provvisoria sta determinando, nei territori interessati, un aumento evidente e pericoloso della situazione debitoria, già abbastanza critica, da cui potrebbe derivare un ulteriore rischio concreto di blocco del servizio idrico e il tutto sempre a danno dei cittadini ignari di ciò che può accadere loro”.  Ecco perchè bisogna urgentemente “conformarsi al modello gestionale comunale autonomo, già riconosciuto dalla legge regionale 2 del 2013 ai Comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato”. Vale a dire che anche chi ha dato le chiavi delle strutture idriche a Sai 8 oggi deve esser messo nella stesse condizione dei Comuni cosiddetti “ribelli”. Una riappropriazione della gestione diretta del servizio idrico  per ristabilire la par condicio tra Comuni dello stesso Ambito.
Chiaro, in questo senso, l’articolo 2 del disegno di legge presentato. “I Comuni che hanno consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato, qualora questi ultimi siano dichiarati falliti, con sentenza definitiva, con conseguente affidamento della gestione provvisoria ad una curatela fallimentare, su loro esplicita richiesta, possono riottenere la gestione diretta del servizio, in forma singola o associata, fino all’entrata a vigore del nuovo testo di legge”. Si tratterebbe quindi di gestioni a tempo, come nel caso della nascente società di mini-ambito Siracusa-Priolo da far confluire poi, con modalità non ancora definite, in quella definitiva che nascerà nella cornice legislativa tracciata nelle prossime settimane dalla Regione. Il comma terzo dell’articolo 2 riguarda i lavoratori Sai 8. “E’ obbligo dei Comuni utilizzare, solo ed esclusivamente, il personale in servizio, presso il soggetto affidatario del servizio idrico integrato, alla data di attivazione della procedura fallimentare”. Nei primi giorni di febbraio si tornerà a parlare del caso Siracusa in Regione. Punto di partenza, il testo di questo disegno di legge da presentare poi in aula per l’approvazione-lampo.