Siracusa. Frode fiscale da oltre 3 milioni di euro: un'azienda del nord "figurava" siracusana con benefit

Una frode fiscale da milioni di euro. L’ha smascherata la Guardia di Finanza di Siracusa al termine di una verifica fiscale nei confronti di una società siracusana che opera nel settore dei lavori sottomarini con l’indagine denominata “L’industria che non cè”. Il Nucleo di Polizia Tributaria ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente per oltre 3 milioni di euro. Sigilli ad un immobile di lusso e ad un garage; sequestrate anche partecipazioni in quattro società e oltre 1,5 milioni di euro.
L’azienda opera, in particolare, in alti fondali per la manutenzione di strutture off-shore, ispezioni subacquee con l’uso di avanzati sistemi televisivi e veicoli subacquei filoguidati.
L’indagine è cominciata circa un anno fa quando, nel corso di una verifica fiscale, i finanzieri hanno rilevato che la società avrebbe indebitamente beneficiato, dal 2010 al 2012, di un credito d’imposta per oltre 3 milioni di euro, destinato alle imprese che effettuano investimenti nelle aree svantaggiate del Sud per creare nuovi posti di lavoro.
Ma secondo le fiamme gialle, tutti gli investimenti agevolati della società non avrebbero avuto alcun impatto positivo sull’economia locale. La società, infatti, nel
capoluogo siracusano non aveva alcuna struttura produttiva ma semplicemente la sede legale,
presso lo studio del consulente fiscale. Inoltre nessuno dei dipendenti, anche se
formalmente assunto a Siracusa, era residente nella provincia e lo stesso amministratore era
stabilmente residente nel nord Italia.
La dichiarata struttura produttiva siracusana consisteva in realtà in un armadio custodito in un immobile, condiviso da più società, mentre le indagini hanno permesso di individuare l’unica “operation base” dell’impresa sita in una ricca città del nord Italia che, di certo, non può considerarsi “area svantaggiata”.
Il titolare della società è stato denunciato in Procura. E’ accusato di indebita compensazione di credito d’imposta.
Il sequestro preventivo per equivalente è stato disposto dal procuratore capo, Francesco Paolo Giordano, al termine di ulteriori indagini.