Filtrano i primi nomi dei politici che sarebbero stati raggiunti dagli “avvisi” nell’indagine di Procura e Guardia di Finanza che contestano il reato di peculato a quasi tutti i deputati regionali della passata legislatura.
Risulterebbero coinvolti anche i sette eletti nel siracusano. Nel dettaglio: Giambattista Bufardeci; Giuseppe Gianni; Mario Bonomo; Nunzio Cappadona; Giuseppe Gennuso; Roberto De Benedictis; Bruno Marziano.
I commenti. Spazio ai primi commenti che arrivano in redazione. “Nella precedente legislatura all’Assemblea regionale siciliana non ho avuto nulla a che fare con il gruppo parlamentare. Sono totalmente estraneo nell’inchiesta delle spese facili ed è una storia che non mi appartiene”. Lo afferma l’ex deputato regionale, Pippo Gennuso. “Nella precedente legislatura, facevo parte dell’Ufficio di presidenza, occupando il ruolo di segretario. Quindi non ho avuto nulla a che fare con il gruppo parlamentare dell’Mpa. Premetto che non ho ricevuto alcuna informazione di garanzia e tuttavia sono pronto a ribadire la mia estraneità in questa storia davanti ai magistrati di Palermo. Non permetterò a nessuno che si possa gettare fango sulla mia persona e tutelerò la mia reputazione in tutte le sedi opportune”. Parla anche Enzo Vinciullo, che non figura nell’elenco degli indagati. “E’ una vicenda triste. Credo e spero che i deputati riusciranno a dimostrare la loro buonafede. Dalle prime informazioni, mi sembra di capire che vi sarebbero indagati anche per vicende di poco conto o per meri errori formali. Ho piena fiducia nella magistratura e in ogni caso dico no al linciaggio mediatico”, dice il parlamentare siracusano che non si è visto recapitare alcun avviso. Sorpreso è, invece, Bruno Marziano. “Francamente non riesco a capire quale sia la ragione di un avviso a mio carico. Non ho mai fatto spese personali per conto del gruppo parlamentare, non ho frequentato alberghi o comprato nulla se non con soldi miei. Confido di poter chiarire tutto in breve tempo, non appena sarà convocato”, aggiunge l’esponente del Pd. “Immagino vogliano chiarimenti su qualche iniziativa politica, manifesto o affitto di sala di cui si ritrovano la fattura. Negli anni non mi è mai stato mosso alcun addebito. Certo, non mi fa piacere vedere il mio nome là in mezzo. Spero davvero i magistrati mi chiamino subito perchè sono certo di chiarire tutto”. Anche Titti Bufardeci, ex sindaco di Siracusa, si chiama fuori. “Siamo ancora nelle fase d’indagine. Io sono indagato perchè presidente del gruppo di Grande Sud all’epoca dei fatti. Ritengo di aver gestito tutte le spese sempre nell’ambito delle norme regionali. E comunque a Grande Sud non possono essere addebitati acquisti folli. Noi non ne abbiamo mai fatti. Niente alberghi, cene di lusso o regali griffati”. Bufardeci si mostra sereno “e fiducioso nella magistratura. Attendo di chiarire tutto. Questa vicenda mi amareggia perchè alla politica ci ho sempre creduto”.