Siracusa. Il mistero del cargo con le armi chimiche siriane. "No allo stoccaggio ad Augusta", tuona Bandiera

Il presunto “passaggio” al porto militare di Augusta del cargo contenente le armi chimiche sequestrate in Siria rimane avvolto nel mistero. Nei giorni scorsi il caso era stato sollevato dal blogger siciliano Antonio Mazzeo (leggi qui) e poi ripreso dal parlamentare siracusano, Pippo Zappulla (Pd). A poche ore di distanza, un’altra deputata siracusana, Stefania Prestigiacomo (FI), annunciava di aver avuto ampie garanzie da fonti ministeriali sul fatto che il porto di Augusta sarebbe stato “eliminato” dalla lista di scali preselezionati e possibili per il pericoloso carico. Ma in assenza di notizie ufficiali – e difficilmente su di una notizia simile potrebbero esservene, anche per questioni di presunta sicurezza nazionale – il mistero rimane. La stessa  data di arrivo del cargo in un porto italiano – Sicilia o Sardegna le regioni “favorite” – non è nota. Si parla, genericamente, di metà gennaio.
Un altro “no” deciso all’arrivo della nave container e dei gas (nervino in particolare, ndr) trasportati arriva da Palermo. Il deputato regionale siracusano Edy Bandiera (Udc) ha presentato una apposita mozione all’Ars con cui chiede “un no a tutto tondo alla prospettata sistemazione nel porto di Augusta di armi chimiche letali”. L’ex presidente del Consiglio Comunale “sulla difesa e la tutela del territorio” è disposto a battaglie  “anche estreme”. La scelta di portare lo stoccaggio delle armi chimiche ad Augusta “sembra ignorare che c’è un insediamento industriale” a pochi passi, scrive ancora Bandiera. “Chi pensa di portarle da noi ignora che siamo un territorio ad alto rischio sismico e non abbiamo davvero bisogno di altre armi letali”, insiste ancora Bandiera che punta anche l’attenzione sulla necessità di compensazioni (economiche, fiscali e commerciali) per i rischi e l’inquinamento assumendo l’impegno “di denunciare tutti i guasti ambientali”.