Siracusa. La Neapolis vale 4 milioni l'anno ma ci sono voluti i volontari per ripulire l'Anfiteatro. Intervista a Mariarita Sgarlata

Chi li ha contati dice che erano 178. Compresi i militari americani venuti da Sigonella. Tutti insieme per ripulire l’anfiteatro romano, secondo monumento della Neapolis, affondato sotto una vegetazione rigogliosa e aggressiva. Si potrebbe dire che l’hanno riportato alla luce.
Lasciando le battute e concentrandosi sulle cose serie, viene da chiedersi perchè ci siano voluti i volontari (bravi) per ripulire l’area? Come usa Palermo i soldi che incassa dai biglietti dei visitatori del parco archeologico siracusano (circa 4 milioni l’anno, ndr)?
“In effetti la questione resta centrale: mancanza di fondi per la pulizia delle aree archeologiche. Eppure esiste una convenzione fra l’assessorato ai Beni Culturali e quello delle Risorse Agricole (datata luglio 2013, ndr) che permetterebbe l’intervento dei forestali per la pulizia delle aree archeologiche. Ma non è mai stata applicata”.
A parlare è Mariarita Sgarlata, ex assessore regionale ai Beni Culturali e autrice de “L’eradicazione degli artropodi”, il libro che mette in fila tutti i paradossi della politica siciliana in materia di tutela e conservazione del patrimonio archeologico.
E dire che l’idea era nata proprio lì, alla Neapolis. “Da un progetto pilota presentato il 13 aprile 2013 al Teatro Greco di Siracusa si è passati all’accordo complessivo grazie al
quale i lavoratori forestali si sarebbero dovuti occupare della pulizia dei siti archeologici della Sicilia, tra cui Morgantina, Selinunte, Segesta, Tindari, Eloro, Himera, Monte Iato, Gela, Taormina; non prima, ovviamente, dell’adozione di un apposito provvedimento al fine di rendere esecutiva detta disposizione normativa, di cui evidentemente alla Regione Siciliana si sono perse le tracce, come è già successo, dato che l’idea di affidare la cura delle aree archeologiche ai forestali risale a vent’anni fa”, spiega la Sgarlata.
Insomma, non puntate il dito contro Soprintendenze o i nuovi Poli Museali: “la riforma Vermiglio ha smantellato tutto quello che di buono era stato creato per le aree archeologiche. Oggi nessuno sa chi deve esattamente fare cosa”.
La Sgarlata spiega meglio il suo pensiero. “Nella riforma del 2013 si introduceva la nuova unità operativa della valorizzazione ma la si manteneva all’interno del tradizionale sistema organizzativo delle soprintendenze siciliane. Adesso si è proceduto ad una riorganizzazione dell’assetto interno del Dipartimento, distinguendo in maniera netta le competenze di tutela, da ascriversi alle soprintendenze, da quelle di valorizzazione, da attribuire a musei e parchi archeologici. Nella riforma Pennino-Purpura-Vermiglio viene tagliato il Servizio Progettazione, strategico per la programmazione europea, e relegato a 2 unità operative dentro il Centro per il Restauro; le unità operative dei Beni Demoetnoantropologici confluiscono nelle omologhe paesaggistiche, il che ci fa chiedere per quale motivo abbiamo approvato una Legge sugli Ecomusei in Sicilia”.
“E’ evidente che questa riforma abbia acceso una conflittualità in molte città tra Soprintendenza e Polo. Chi fa che cosa? Inutile cercare singoli colpevoli, è il sistema malato!”, l’amara conclusione. E il caso dell’anfiteatro romano che non si può far decespugliare pur a fronte di oltre 4 milioni di euro di incasso è l’esempio lampante.
Qualcuno potrebbe obiettare che della pulizia dell’anfiteatro avrebbe potuto occuparsi il Comune di Siracusa, utilizzando una somma della famigerata quota parte (30%) dei proventi dello sbigliettamento. Ma quei soldi sono bloccati a Palermo da luglio 2014. “Ma rimane il problema della destinazione e dell’uso dei fondi del 30% ai Comuni. Secondo le prescrizioni normative andrebbero destinati non ad eventi realizzati fuori dal sito archeologico, come è stato fatto a Siracusa, organizzando con i fondi iniziative soprattutto in Ortigia, ma ad interventi di manutenzione all’interno del sito, quindi comprenderebbero anche la pulitura per quello che attiene alla tutela. Poi anche eventi, spettacoli e mostre ma solo all’interno del Parco della Neapolis”, si legge ancora ne “L’Eradicazione degli artropodi”.
Il parco archeologico siracusano cerca autonomia, gestionale ed economica. Da un decennio l’iter è bloccato a Palermo. Facile capire il perchè. La Regione non vuole rinunciare a quei soldi “facili” che arrivano dalle frotte di turisti che visitano l’importante area siracusana. “E risulta demotivante per un dirigente il pensiero di muoversi per incrementare le entrate, sapendo che esse andranno nel calderone del bilancio regionale e che verranno riassegnate senza alcun criterio premiante. Anche il budget che resta ai Comuni difficilmente viene indirizzato a garantire un stato di salute ottimale ai siti archeologici e monumentali della città; anzi, il più delle volte, piuttosto che
su restauro, manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree archeologiche, le amministrazioni comunali preferiscono orientare le spese su intrattenimento e spettacoli estivi possibilmente nei centri storici, bypassando la normativa che prevede spese
di questo tipo solo all’interno dei siti archeologici”.