Siracusa. La paura di un nuovo sciopero, con i rifiuti già in strada: "ma a cosa serve la Tari?"

La foto che accompagna questo articolo è stata scattata alla Pizzuta. Ma potrebbe anche arrivare da via Riviera Dionisio il Grande, zona Teocrito o Zecchino. Da nord a sud, il capoluogo è sporco. L’agitazione dei netturbini fa sentire i suoi effetti, anzi li rende visibili.
In diverse aree del capoluogo i cassonetti si presentano così, stracolmi e circondati dai sacchetti non raccolti. Gli autocompattatori e gli altri mezzi escono regolarmente tra le 22 e le 6 ma non basta per una raccolta a tappeto, soprattutto per via dell’astensione dei lavoratori Igm dagli straordinari. Anzi, la raccolta avviene proprio a singhiozzo, per stessa ammissione dei netturbini: “arriviamo dove possiamo, miracoli non se ne possono fare”. Oramai si naviga a vista, tra uno sciopero e l’altro. Il prossimo – di due giorni – è stato proclamato per il 18 e il 19 maggio, subito dopo un nuovo fine settimana.
Pur comprendendo la legittimità delle proteste dei netturbini, tra i siracusani inizia a farsi largo il malcontento. Si sentono l’ultima ruota del carro, protagonisti solo quando si tratta di pagare. La sensazione dei più è che il solo a subire realmente il peso della situazione sia il cittadino. Centinaia di messaggi e segnalazioni alla redazione di SiracusaOggi.it, con un unico denominatore: “ma che paghiamo a fare una tassa così elevata sulla spazzatura se neanche la si raccoglie?”. Una domanda posta a più voci. Lo standard del servizio si è infatti ulteriormente abbassato nelle ultime settimane, tra polemiche e accuse neanche velate.
C’ è chi è pronto a tirare nuovamente per la giacca il prefetto Armando Gradone, chiedendo un intervento di garanzia a tutela di un servizio di pubblica utilità. E chi annuncia il suo di sciopero, “non pago la bolletta”. Sfoghi dettati dalla rabbia del momento, dalla vista di una città sempre sporca e dalla preoccupazione di quello che potrà succedere nelle prossime settimane.