Siracusa. La riforma della Chiesa secondo papa Francesco spiegata da mons. Semeraro

Una Chiesa che sia più vicina alle singole persone, accompagnandole con amore e
pazienza per lenire le sofferenze e far fare esperienza della gioia del Vangelo. E’ la
direzione indicata da Papa Francesco nella sua riforma della Chiesa. E sarà proprio
questo il tema di cui si occuperà mons. Marcello Semeraro venerdì 17, alle 18.30,
presso il centro convegni del Santuario della Madonna delle Lacrime.
L’incontro è promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio che
prosegue il suo percorso di riflessione sulla riforma, che lo sta vedendo impegnato
in questo anno accademico. Il pensiero è rivolto alla via che papa Francesco sta
indicando non solo ai credenti e ai cattolici in particolare.
Mons. Semeraro è vescovo della diocesi di Albano e segretario del cosiddetto “G9”,
ovvero il gruppo di nove cardinali che sta coadiuvando il Santo Padre nella riforma
della Chiesa. Il Consiglio del G9 ha iniziato a lavorare già pochi mesi dopo l’elezione
di Bergoglio: si tratta di un lavoro che richiede tenacia e saggezza allo stesso tempo.
Le materie su cui si intende intervenire sono diverse e delicate: i laici, la famiglia,
la vita, ma anche la formazione del futuro clero, le conferenze episcopoali nazionali.
Queste singole questioni, messe insieme, mostrano la volontà di una revisione
complessiva della Chiesa per renderla sempre più fedele al Vangelo in un mondo
che cambia.
Mons. Semeraro è un testimone qualificato ed un protagonista di questa stagione
della Chiesa. In questo senso, non basta però la riforma interiore e spirituale: questa
deve diventare anche una riforma delle strutture ecclesiali, perché siano sempre
più a servizio della persona e al passo con i tempi. Mons. Semeraro riprenderà con
chiarezza le parole di papa Francesco sulla “Chiesa in uscita”: «La riforma delle
strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo
senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale
ordinaria sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante
atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai
quali Gesù offre la sua amicizia».