Siracusa. L'attentato alla tabaccheria Cassarino, mercoledì manifestazione dell'Antiracket: "E' la nostra risposta"

Una manifestazione per “rispondere” con la propria presenza all’attentato incendiario ai danni della tabaccheria di via Piave. Mercoledì pomeriggio, dalle 17 in poi, gli esponenti delle associazioni antiracket si ritroveranno davanti all’esercizio commerciale dei fratelli Cassarino, commercianti simbolo della lotta per la legalità, fondatori e dirigenti dell’associazione Antiracket di Siracusa.

Non si tratterà soltanto di un sit-in per esprimere vicinanza agli imprenditori ma di un modo per lanciare un messaggio alla criminalità. Se, infatti, come sembra, la bomba carta fosse stata effettivamente piazzata per colpire le associazioni antiracket, visto che notoriamente i fratelli Cassarino ne sono rappresentanti, le stesse associazioni intendono dire: “Noi ci siamo sempre e proseguiamo lungo questo percorso, tortuoso, spesso molto difficile- spiega Paolo Caligiore, storico esponente dell’associazionismo antiracket della provincia- ma fermamente intenzionati a non cedere e a supportare con ogni strumento disponibile chi decide di stare dalla parte giusta e di denunciare”.

Caligiore torna a sottolineare che “alcune prese di posizione lasciano di stucco. Sembra che tanti parlino solo con l’intenzione di far bella figura, finendo poi per scivolare sulla banalità totale. Questo non serve a nessuno. Non si costruisce nulla così. Se anche esponenti delle istituzioni non riescono a capire che non si può ridurre una situazione così seria in assolute “fesserie”. Bene le iniziative di associazioni di categoria che con i loro sportelli antiracket, si avvalgono della nostra collaborazione. Capita, però, anche di sentire proposte che non stanno in piedi”.

Secondo le associazioni antiracket non ci sarebbe alcun dubbio sul fatto che l’attentato alla tabaccheria dei fratelli Cassarino sia stato un messaggio e non una richiesta estorsiva. “Tutti hanno sempre saputo chi sono i fratelli Cassarino- aggiunge Caligiore- e il malaffare li ha sempre additati come “infami”, “sbirri”, “confidenti”. Impossibile pensare, dunque, che qualcuno non lo sapesse o che qualche balordo abbia agito senza precise direttive. In quella zona, in quella strada- conclude Caligiore- non si muove foglia che qualcuno in particolare non voglia”.