Nella città dell'evasione, recuperabili 80 milioni di tasse su 400 mai pagati

Quasi non ha destato scalpore la conferma del peso mostruoso dell’evasione dei tributi locali a Siracusa. Dal 2004 al 2014 accertato il mancato pagamento di tasse per 400 milioni di euro. Una enormità difficile anche da concepire che si traduce nello stato fatiscente attuale dei servizi e nelle scarse possibilità di programmare investimenti pubblici.
Eppure i bilanci comunali di quelli anni appaiono, sulla carta, tutti in equilibrio. Possibile che mai nessuno, negli uffici, si sia accorto dell’andazzo drammatico che le cose stavano prendendo? Che stava per diventare insostenibile l’evasione? Che serviva un’azione decisa di contrasto?
A fronte della certificazione di un dato che lascia sgomenti, ne arriva oggi un altro: solo 80 di quei 400milioni sono – sulla carta, si badi bene – recuperabili. Per il resto, ovvero 320 milioni, ci si può allegramente “stuiare il musso”.
Ma non è neanche detto che il Comune di Siracusa rientrerà in possesso di quelle somme messe a bilancio negli anni passati ma mai realmente incassate o – a quanto pare – nemmeno richieste. L’assessore alla Fiscalità, Nicola Lo Iacono, ha annunciato la volontà di contrastare questo andazzo con vista sul baratro attraverso la Ifel, fondazione di Anci, pronta a mettere a disposizione degli uffici di Palazzo Vermexio l’accesso a circa 50 banche dati che consentiranno di conoscere nel dettaglio la situazione patrimoniale di ogni contribuente. E questo per capire chi è capiente – e quindi può essere “aggredito” per il recupero delle somme dovute e non pagate – e chi, invece, si trova in reale stato di difficoltà o bisogno.
Se – grazie ad un fortunato allineamento dei pianeti – si dovesse riuscire a concretizzare questa decisa azione di contrasto all’evasione, il Comune potrebbe rientrare in possesso, al massimo, di 80 milioni di euro. Quelle sono le somme ancora esigibili. Difficilmente, però, riuscirà l’ein plein. Per cui, prudenzialmente, è il caso di considerare al ribasso quella somma. Che negli anni potrebbe comunque rappresentare ossigeno puro per gli asfittici conti comunali.
Tutelare i contribuenti onesti è un punto per troppo tempo sottovalutato in ogni sindacatura degli ultimi vent’anni almeno. Eppure per l’assioma tasse=servizi non si può prescindere dall’equità fiscale per portare avanti una cittadina. I tempi dell’assistenzialismo sono finiti. Il caso Catania insegna: nessuno è grande o “protetto” abbastanza da evitare di fallire.