Siracusa "per i diritti umani" alla marcia di Riace per il sindaco ai domiciliari

La foto è diventata virale in fretta. Il lancio dell’agenzia Ansa, poi ripreso dai principali media italiani su tutte le piattaforme. Ed inevitabilmente rimane ancora oggi una delle più commentate dai siracusani. La foto in questione è stata scatta a Riace, Comune improvvisamente balzato agli onori della cronaca per l’arresto del sindaco con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione. Colpisce quel cartello esposto da Carlo Gradenigo, anima di Sos Siracusa e consigliere comunale, tra i 60 siracusani che sabato hanno partecipato al corteo di solidarietà per il primo cittadino ai domiciliari.
“Siracusa città per la pace e per i diritti umani” si legge in primo piano. Recitava così una tabella di intitolazione che era stata piazzata all’ingresso del capoluogo diverso tempo addietro, con tanto di cerimonia, e cui adesso però non si sa molto.
Quella foto e quella scritta esposta sono valsi una caterva di critiche social a Carlo Gradenigo che si è limitato a rispondere all’appello di Arci Siracusa che ha voluto portare solidarietà al sindaco di Riace, la “città dell’accoglienza”.
Come spiega lo stesso Gradenigo, quello striscione doveva solo essere “un simbolo per riconoscerci” e non fonte di polemiche social al limite dell’insulto. “Io le ho lette le critiche. Purtroppo nel Paese c’è un clima di grande rabbia. Io la penso diversamente e la cosa più difficile, in queste ore, è stata il non farsi vincere dalla collera e rispondere”, aggiunge. “Gli arresti domiciliari sono, a nostro avviso, eccessivi. Nessuno è al di sopra della legge e se ha commesso leggerezze o irregolarità è gusto che si indaghi. E’ però innegabile che la collettività che ha gestito sia diventata un modello, non solo di integrazione ma anche in termini di servizi per i suoi concittadini. Abbiamo portato il nostro sostegno al sindaco di Riace forti di quel senso di Siracusa città per la pace e per i diritti umani. Tutto qui”, racconta sempre Carlo Gradenigo.
“Volevo vedere di cosa esattamente si stava parlando. E non c’era modo migliore che andare a Riace, parlare con la gente e capire. Consiglio a tutti di farlo, prima di ogni sentenza emessa via social network. Magari converrebbe anche al ministro Salvini, visto il suo ultimo scivolone con l’intervista pubblicata sui suoi canali…”, punzecchia il consigliere comunale siracusano.