Siracusa. Piazza d'Armi, com'era prima e com'è adesso: il caso del corridoio costruito dall'Amp Plemmirio

Nuovo capitolo nella saga polemica che si sta sviluppando attorno ai lavori in corso sulla ex piazza d’Armi del Maniace. In diversi hanno gridato alla scandalo per l’uso presunto di cemento armato per realizzare la base della nuova caffetteria (si tratterebbe però di calcestruzzo battuto, ndr) ma a quanto pare l’uso di quel materiale non è insolito in piazza d’Armi. Poco distante dal cantiere, infatti, ci sono gli edifici che ospitano il consorzio dell’Amp Plemmirio.
I due caseggiati, recuperati dalle esistenti costruzioni militari in pietra non demolite, sono stati recentemente “uniti” da una struttura portante in legno che poggia su plinti in cemento armato, creando volume edilizio che “copre” la vista del mare. Tutto regolarmente autorizzato, è bene precisare, con il placet della Soprintendenza all’epoca retta da Beatrice Basile.
Le foto che pubblichiamo a corredo dell’articolo mostrano bene la situazione e lo stato dei luoghi oggi, compreso anche l’impatto – quanto meno di “ingombro” – della caffetteria divenuta pietra dello scandalo e l’effetto muro che chiude la vista creato dai due fabbricati uniti. “La realizzazione del contestato punto di ristoro in struttura metallica e temporanea non è paragonabile alla costruzione di un volume edilizio che pure è avvenuta con la realizzazione di un collegamento ex novo tra i fabbricati”, dice a La Sicilia la sovrintendente Rosalba Panvini che conferma telefonicamente la dichiarazione anche a SiracusaOggi.it. “Basta andare sui luoghi e vedere di persona per rendersi conto di proporzioni e situazioni…”, aggiunge.
Un altro pezzo di un puzzle in cui chiunque ha avuto diritto di parola per opinioni improntante più alla simpatia o antipatia che ad altro. E’ il momento degli esperti, delle autorità. Non a caso la visita dell’assessore regionale ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa, è attesa come momento di chiarezza definitivo su di una vicenda che si è ingrandita a dismisura, forse anche oltre la sua reale portata.