Siracusa. Quei ragazzi per bene assassini per gioco: "indagini complicate"

Le indagini sono ancora in corso. “Manca qualche ultimo tassello”, si limita a ripetere il questore di Siracusa, Mauro Caggegi. E uno degli ultimi tasselli è arrivare a rintracciare il presunto complice del giovane Andrea Tranchina, fermato perchè sospettato di essere uno degli autori della vile aggressione che ha portato alla morte dell’ottantenne Pippo Scarso. “Indagini complicate”, è il massimo del dettaglio che per il momento concede Caggegi.
Settanta giorni di lavoro serrato da parte della squadra Mobile ed i suoi investigatori, in stretto rapporto con i magistrati della Procura. Forte la volontà di dare una risposta di sicurezza ad una opinione pubblica fortemente inquieta di fronte all’accaduto. Ecco perchè nella settimana della morte dell’anziano, dopo due mesi e mezzo di agonia, si è deciso di accelerare, sulla scorta degli elementi raccolti (non senza difficoltà) in settimane di impegno.
Rimane da capire se e come anche gli abitanti del quartiere abbiano collaborato. La famiglia di Pippo Scarso più volte aveva lanciato appelli pubblici per rompere il muro dell’omertà. A dare un indirizzo preciso alle indagini sarebbero state però le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona e quelle di un distributore di carburante poco distante.
Il fermato, Andrea Tranchina, è poco più che 18enne. Famiglia cosiddetta perbene, padre e madre onesti lavoratori, lui studente di un istituto privato. Secondo l’accusa, sarebbe uno di quei “bravi ragazzi” che per noia o per qualche stupida ebrezza avrebbero preso di mira don Pippo, più volte. L’anziano solo, indifeso, fragile per suoi limiti. Fino al drammatico epilogo, un “gioco” insensato scappato di mano nella sua crudele e cruenta variante con cui quei “bravi ragazzi” non avevano probabilmente nemmeno fatto i conti sino ad oggi.