Siracusa. Tombaroli nella chiesa rupestre di Santa Panagia

Tombaroli all’opera nella chiesa rupestre di Santa Panagia. Ignoti hanno scavato il pavimento, creando tre buche. Pronta la denuncia alla Sovrintendenza ed alla sezione di tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri presentata dall’associazione Natura Sicula. Secondo il presidente, Fabio Morreale, i tombaroli – muniti di metal detector, “si illudono di trovare qualche oggetto prezioso”. Il monumento è stato adottato da Natura Sicula nel 2010. La chiesa rupestre si trova sulla parete idrografica sinistra della piccola
valle di Santa Panagia, a mezzacosta. È collegata all’altipiano con una scala intagliata nella roccia che, dopo il 1871, serviva anche a scendere nella piccola spiaggia venutasi a creare a seguito del terrapieno della ferrovia.
Dal 2010, dopo lunghi anni di abbandono, è possibile visitare l’oratorio grazie ai lavori di decespugliamento e pulizia del sentiero eseguiti periodicamente dai volontari di Natura Sicula. La chiesa fu segnalata per la prima volta da Giuseppe Agnello.  L’oratorio è costituito da un unico ambiente a pianta circolare. All’interno dell’ipogeo, sulla parete si conservano esigui resti di intonaci dipinti, su
tre strati. Si tratta di pitture a bande rosse e con tracce di blu scuro riportabili al periodo medievale dell’arte bizantina. La chiesetta, anche sulla scorta della documentazione pittorica, viene datata ai secoli XIII e XIV. Il vicino villaggio di Santa Panagia con l’omonima tonnara si data, invece, dopo il Medioevo.