Siracusa. Una città distratta dà l'ultimo saluto a Pippo Scarso, "non siamo stati buoni custodi"

Cielo velato su Siracusa per l’ultimo saluto a Pippo Scarso, l’80enne morto mercoledì scorso dopo due mesi e mezzo di agonia. Era ricoverato al Cannizzaro di Catania per le ustioni di riportare dopo la barbara aggressione subita nella sua abitazione, a due passi dalla chiesa di Grottasanta dove sono stati celebrati i funerali.
Molte autorità e forze dell’ordine tra i banchi, la famiglia in prima fila, i rappresentati istituzionali. Distratta la risposta del quartiere e della città in genere, poche presenze e solidarietà appena accennata. Quasi come nulla fosse accaduto. Era lecito attendersi la reazione della cosiddetta società civile che però è rimasta voltata altrove, tutt’al più a sbirciare da qualche porta semiaperta poco di fronte la chiesa.
A celebrare i funerali, padre Fedele Pumilia. Ha ricordato l’affetto della famiglia, che non ha mai lasciato solo don Pippo, come era benevolmente noto nella zona. Ha invitato alla preghiera, anche per aprire il cuore di “quelle menti malate che hanno compiuto un reato così grave”.
Le figure del 18enne sospettato di essere l’autore del barbaro delitto e del suo presunto complice aleggiano su tutta la cerimonia. “Non siamo stati capaci di essere buoni custodi” ammonisce il vicario della Diocesi, mons. Amenta, che cita Caino e Abele: “sono forse io il custode di mio fratello?”. Poi ricorda che la giustizia umana farà il suo corso “ma non si consideri la vicenda conclusa lì”.
All’uscita breve corteo fino all’abitazione di Pippo Scarso, per un’ultima preghiera. E tutt’intorno, distratta, Grottasanta porta avanti la sua vita. Quasi come tutto fosse avvenuto in un altrove che non è Siracusa.