Stop ai cellulari in classe, Giuffrida (ANP): “Non basta togliere il problema, serve educazione”
Il ritorno in classe in Sicilia si avvicina e il primo settembre per chi lavora a scuola rappresenta una data importante.
L’anno scolastico 2025/2026 avrà inizio lunedì 15 settembre 2025 e terminerà martedì 9 giugno 2026. A stabilirlo, nei mesi scorsi, è stato un decreto firmato dall’assessore regionale all’Istruzione Mimmo Turano, che riguarda tutte le scuole di ogni ordine e grado operanti nell’Isola e che regolamenta le attività didattiche per l’intero anno scolastico 2025/2026.
Questo nuovo anno scolastico segna un’importante novità: l’utilizzo degli smartphone sarà vietato in tutti gli ordini di istruzione, comprese le scuole superiori. La misura è stata comunicata nei mesi scorsi dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. L’obiettivo è quello di ridurre le distrazioni, aumentando così l’attenzione durante le ore di lezione.
Sul tema è intervenuta questa mattina ai microfoni di FMITALIA Pinella Giuffrida, referente provinciale dell’Associazione Nazionale Presidi.
“Quello che è davvero preoccupante è che è sempre più crescente questa forte dipendenza dei ragazzi dal telefono. Dipende tantissimo comunque dall’educazione che loro hanno avuto in famiglia e da quanto i genitori sono riusciti ad evitare questa sorta di dipendenza. Ma un ragazzino che non ha il telefono, o che non usa alcuni giochi o roba di questo genere, a volte resta anche escluso dal gruppo”.
Sulla circolare Valditara, la Giuffrida precisa: “Noi dirigenti spesso abbiamo imposto, tra virgolette, questa sorta di divieto quando soprattutto ci siamo accorti che appunto esistono situazioni molto gravi. Non dimentichiamo che il cyberbullismo inizia tra i banchi di scuola e abbiamo esempi preclari di studenti, di ragazzi giovanissimi, che hanno problemi e difficoltà a causa dell’uso distorto che si fa di questo mezzo. È che il Ministero si preoccupa per una situazione di questo genere ed è chiaro anche che questa situazione che noi vediamo adesso in Italia è stata molto prima affrontata in altri Paesi del mondo, pensiamo all’America, per esempio, dove queste cose, se non vengono arginate, se non viene posto un freno, possono portare a situazioni veramente pesanti”.
Adesso la questione è capire come verrà applicata nella scuole siracusane la circolare del Ministero: “È chiaro che ogni collegio dei docenti e ogni dirigente ha il suo modus operandi e quindi non tutti faranno la stessa cosa. Sicuramente c’è un’industria che sta partendo sugli armadietti dei telefonini che però, dal mio punto di vista, lascia il tempo che trova, perché quando tu vai a togliere il problema alle radici, eliminandolo, non l’hai risolto. Se lo studente è dipendente e devi togliergli un telefono per non farglielo usare, non hai assolto al tuo compito educativo”.
“È chiaro poi che con gli studenti più grandi diventa ancora più difficile. Quello che è molto importante è dare delle regole e fare in modo che gli studenti possano rispettarle, comprese anche le sanzioni nel caso in cui queste regole non dovessero essere rispettate”.
Per la referente provinciale dell’Associazione Nazionale Presidi la questione non è la punizione, quanto il fatto che lo studente deve capire che ha infranto una regola e che c’è comunque una sanzione.
“Quello che noi diciamo alle famiglie è: aiutateci a fare crescere bene i vostri figli e a tutelarli tutti, perché da un gioco stupido, da un gioco innocente, possono venire fuori dei problemi per alcuni studenti, o per tanti studenti, che poi è difficile recuperare”.