Turismo, potenzialità e paradossi del settore che può valere per Siracusa 450mln e 21.400 posti di lavoro
Istituzioni ed operatori del turismo a confronto questa mattina all’Urban Center per “Destinazione Siracusa”. All’evento promosso da Cna, hanno partecipato le principali istituzioni locali e le imprese che compongono l’intera filiera turistica: ricettività, ristorazione, stabilimenti balneari, turismo esperienziale, servizi, guide turistiche, NCC, agenzie di viaggio e tour operator.
Punto di partenza, l’analisi del primo rapporto sul turismo del territorio curato dal Centro Studi di Cna Siracusa. Una base dati essenziale per superare le percezioni soggettive e ragionare su numeri concreti, certamente positivi per la stagione 2025 ma ancora lontani dalle reali potenzialità del territorio. Da qui la proposta di una cabina di regia provinciale, per coordinare tutti gli aspetti del fenomeno “turismo”. Non è soltanto questione di colore, ma reale capacità di creare valore e pil, spingendo occupazione stabile e non stagionale.
Per dare numeri, il turismo genera 318,7 milioni di euro che sono pari al 3,9% del pil provinciale. Attualmente “sostiene” oltre 15.000 posti di lavoro. Un risultato che, come sottolinea il Centro Studi Cna Siracusa, consolida il territorio tra le destinazioni mediterranee più performanti degli ultimi anni.
Ma dietro i numeri da primato si nascondono tre problemi strutturali che, se non affrontati, rischiano di rallentare il salto di qualità del settore: concentrazione territoriale, stagionalità estrema e frammentazione della governance.
Il sistema turistico provinciale è fortemente sbilanciato: Siracusa città da sola assorbe il 71,5% degli arrivi, mentre Noto, Augusta, Portopalo e Avola incidono per circa il 23%. Tutti gli altri 16 comuni siracusani insieme non arrivano al 6%. Questo produce due effetti. Da una parte, la saturazione nelle zone costiere e Unesco (Ortigia, Noto centro, Marzamemi) con rischi di “overtourism” localizzato con contraccolpi sui servizi pubblici, aumento dei prezzi immobiliari, congestione nei mesi estivi. Dall’altro lato, un sottoutilizzo dell’entroterra, che pure dispone di risorse di valore straordinario come Palazzolo Acreide, Pantalica, i borghi montani e le eccellenze dell’enogastronomia iblea. Nella proposta di Cna è ipotizzabile aumentare le presenze nell’entroterra dal 5,9% attuale all’8-10% entro il 2030, creando itinerari certificati e collegamenti costa–interno.
Il secondo grande limite è la stagionalità. Il 70,4% delle presenze si concentra da maggio a settembre. Il solo trimestre estivo (luglio–settembre) vale oltre il 58% del totale. Le conseguenze economiche? Contratti brevi e stagionali, con difficoltà a trattenere personale qualificato. Diverse strutture turistiche, così, non vanno oltre un’apertura di 4, 5 mesi. Si riducono in questo modo i margini e questo si traduce in scarsa capacità di investimento in qualità e innovazione. Ma l’aspetto peggiore è che, così, commerci e servizi da ottobre a maggio sono quasi fermi. Eppure Siracusa possiede tutto ciò che serve per un turismo “quattro stagioni”: clima mite, due siti Unesco fruibili tutto l’anno, eventi culturali, potenziale Mice, enogastronomia. L’obiettivo da raggiungere entro 2030 è ridurre la quota estiva al 61-65% del totale, rendendo “sostenibile” una piena filiera dell’economia e dell’occupazione turistica.
Il terzo ed ultimo problema struttura è individuato nella mancanza di una regia unica. Ogni Comune della provincia di Siracusa si muove in modo autonomo, non coordinato. La promozione turistica risulta così dispersiva e poco efficace, con duplicazioni di spesa e assenza di un brand territoriale unificato. Ecco perchè diventa centrale una cabina di regia provinciale o, in alternativa, un tavolo permanente che unisca Comuni, operatori, associazioni e istituzioni culturali.
C’è poi da considerare anche il “problema” affitti brevi. Oggi rappresentano l’86,6% delle strutture provinciali con un +42,5% di presenze registrato nel 2025. Critica è la loro elevata concentrazione in Ortigia, a Noto e Marzameni. La qualità, inoltre, non risulta omogenea, con impatto relativo sul mercato immobiliare locale e le politiche dell’abitare. Senza trascurare la persistenza di fenomeni non dichiarati. Cna Siracusa propone limitazioni nelle zone Unesco, controlli sistematici e incentivi per chi apre strutture nell’entroterra.
Secondo le stime del Centro Studi della Confederazione siracusana, la provincia può raggiungere entro il 2030 numeri ragguardevoli come 880.000 arrivi (+42% rispetto al 2024) per 2,7 milioni di presenze. Il che produrrebbe un impatto economico stimato in 450 milioni di euro, con la prospettiva di 21.400 posti di lavoro.
Perché la crescita è possibile? Perché Siracusa ha un’intensità turistica molto bassa (1,6 arrivi/abitante) rispetto a città come Dubrovnik (32,5). C’è dunque margine, senza rischiare overtourism. A patto di adottare strategie sostenibili sulla strada di quattro priorità operative. A partire da una destagionalizzazione vera, con eventi e politiche mirate; per proseguire con la valorizzazione dell’entroterra ibleo; una governance equilibrata degli affitti brevi ed infine la formazione continua degli operatori, soprattutto lingue e digitale.
foto di Marco Barreca