Un “virus”, i rossetti e gli orecchini: quelle parole che imbarazzano il consiglio comunale. IL VIDEO

Potrebbe avere conseguenze formali l’intervento del capogruppo di Fuori Sistema, Franco Zappalà, ieri in consiglio comunale. Poco dopo l’apertura dei lavori, il presidente dell’assise cittadina, Alessandro Di Mauro ha dato la parola al consigliere che, prima di entrare nel merito del suo primo intervento, ha usato parole che non sono passate inosservate e hanno creato un certo imbarazzo perché ritenute da molti sconvenienti. “Potevate nominare una donna come sostituto- ha premesso, Zappalà, che ha proseguito, rivolgendosi al presidente- Lei è per caso….Perché qua c’è un virus, occhio che capita. Si entra buono e si esce in un altro modo. Ci siamo attrezzati: rossetto, orecchini…”. Zappalà ha subito dopo puntualizzato: “Si può scherzare, eh…Anche per smorzare un po’ in un consiglio che non è abbastanza animato”.
Dagli uffici della presidenza del Consiglio comunale filtra imbarazzo. Di Mauro spiega di aver cercato in aula di chiudere tutto con un tono scherzoso, qualcuno gli rimprovera la necessità di un intervento più muscolare. “Sul momento, ho cercato di non far alzare tensioni in aula. Gli invieremo una nota di censura con cui inviteremo il consigliere ad utilizzare un linguaggio ed espressioni più consone. Comprendo che il suo era un intento scherzoso ma ne è venuta fuori una serie di battute infelici. Di sicuro non è stata una bella cosa. Se qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso”.

Immediata la reazione di Stonewall e Agedo attraverso i segretari  Alessandro Bottaro e Angelo Tarantello.
“Parlare di virus riferendosi alle persone lgbtq+ è un atto gravissimo e altrettanto violento-commentano- perché lesivo della vita e della dignità della comunità che rappresentiamo come associazione e come militanti di un movimento. Vorremmo ricordare al consigliere Zappalà, che l’omosessualità, è una variante naturale del comportamento sessuale (fonte OMS), non una devianza o una malattia contagiosa. Temiamo invece che in giro ci sia un altro virus, a cui il consigliere è purtroppo patologicamente immune, quello della cultura, altrimenti ci avrebbe risparmiato questa bassezza nel luogo deputato alla democrazia cittadina dove il rispetto, verso chiunque non può e non deve mai mancare. Errare è umano ma perseverare è diabolico, Zappalà chieda scusa e si ricordi che a causa di quelle che lui definisce “battute” ci sono purtroppo, ancora oggi, persone che soffrono e che in alcuni casi si tolgono la vita”. Noi diciamo un NO fermo e categorico a chi si fa portavoce di quella subcultura machista e misogina da cui proprio il Consiglio Comunale dovrebbe invece prendere le distanze!” . Arcigay interviene,invece, attraverso il segretario Armando Caravini. “Vorrei ricordare, al consigliere Zappalà – tuona Caravini – che certe “battute” tristi ed infelici ai nostri giorni non si fanno neanche al bar”. Poi aggiunge:  “Mi sento di dire al consigliere, candidato nella lista di Garozzo che da sindaco ha sostenuto la comunità LGBT, che la sua “battuta” infelice esposta in consiglio comunale è di una bassezza infinita ed insulta non solo la comunità ma anche gli altri consiglieri”. Infine una sollecitazione. “Si dimetta da civico consesso – conclude Armando Caravini – e lasci in fretta il suo posto a qualcuno che vuole lavorare bene per la città. Mi auguro che anche l’intero consiglio comunale si prendano provvedimenti in merito e si condannino pubblicamente le parole del consigliere non facendosi abbindolare da quella che Zappalà ha sornionamente definito “battuta”.