Veleni in Sovrintendenza: la versione del dirigente regionale Giglione

Rino Giglione è il dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali, oltre ad essere il cugino del deputato Michele Cimino. Dal suo ufficio è partita la sospensione di Beatrice Basile ed è nato il “caso” Sgarlata, all’epoca assessore regionale al territorio.
Dopo il reintegro della sovrintendete di Siracusa e la richiesta di archiviazione per la Sgarlata nella vicenda della sua piscina, è diventato il nemico pubblico soprattutto per i renziani siciliani. Che a gran voce e attraverso esponenti di primo piano ne hanno chiesto la testa.
Lui si difende. E ad Extra racconta la sua versione. A partire dal caso della piscina realizzata nella casa della politica siracusana. “Qualche giorno dopo il mio insediamento (fine maggio, ndr) ho ricevuto una lettera anonima in cui venivano segnalate irregolarità amministrative alla soprintendenza di Siracusa. A quella lettera ne è seguita una seconda, sempre anonima, ma più dettagliata in cui venivano elencate irregolarità imputate ad una parente della Sgarlata. A quel punto, ho disposto un’ispezione che è stata effettuata il 6 agosto. All’ispezione hanno preso parte anche la soprintendente Basile e Alessandra Trigilia, responsabile dell’Unità operativa 07 della soprintendenza di Siracusa. Nella nota fornita dagli ispettori, datata 13 agosto, si parla in effetti di irregolarità amministrative”, continua Giglione. Ma quali sarebbero le irregolarità? Un numero di protocollo errato datato 2013 e il rilievo dell’esistenza di vincolo nell’area “poichè insiste entro i 150 metri di inedificabilità totale”. L’ispezione avrebbe riscontrato anche altre irregolarità amministrative su una seconda piscina e sull’affidamento di due beni culturali siracusani a due associazioni, una culturale e una ambientalista, senza nessun avviso pubblico ma solo su una convenzione quadro. “Fatte le dovute verifiche – specifica Giglione nella intervista – ho messo al corrente il governatore Crocetta che mi ha chiesto di procedere secondo legge”.
Non parla di dimissioni ne sembra temere una revoca dell’incarico. “Io sono un burocrate, ho solo proceduto secondo le regole per il rispetto delle norme vigenti. Non entro nel merito delle questioni politiche e non mi interessa far parte di un teatrino mediatico messo in scena da altri. Io ho sempre e solo svolto il mio lavoro e mi spiace essere tirato in ballo per questioni che esulano dal mio operato”.