Lo sapevi…a Siracusa? Carlo racconta: per i romani ‘vivere alla siracusana’ era reato

Lo sapevi che……
per i romani “Vivere alla siracusana” era un reato?
Fu l’accusa che i romani rivolsero a Publio Cornelio Scipione, il generale romano che sconfisse Annibale a Zama nel 202a.C.
Dopo quella vittoria, Scipione sarà nominato l’Africano.Ecco quello che sappiamo attraverso la lettura delle fonti:Tito Livio e Polibio.
Publio Cornelio Scipione nel 205 a.C. venne eletto console e gli fu affidato il comando della Sicilia, aveva a disposizione un esercito di 30.000 uomini, e scelse la città di Siracusa come base strategica per addestrare le truppe e allo stesso tempo raccoglier risorse: grano, navi, volontari. Scipione trascorse un anno in Sicilia tra Siracusa e Lilibeo, si preparava allo scontro decisivo con Cartagine. Approfittò di Siracusa come centro logistico, sfruttando il suo porto e addestrando le truppe con tecniche innovative. Nel 204 a.C. salpò da Lilibeo con 400 navi, sbarcò in Africa e avviò la campagna che culminò nella battaglia di Zama (202a.C), dove sconfisse Annibale.
Scipione dopo quell’impresa affermò di essersi ispirato al più grande condottiero fino ad allora conosciuto: Agatocle.
Durante il suo anno di permanenza a Siracusa, a Roma l’opposizione politica – acuni tribuni della plebe e alcuni senatori – lo accusarono di farsi influenzare troppo dalla cultura greca della città, di avere atteggiamenti troppo raffinati, di indossare spesso il pallio greco, di frequentare palestre, di partecipare a banchetti e persino di andare a teatro. In sostanza riassumendo tutto in una sola frase fu accusato di “Vivere alla siracusana”.
Le accuse furono generate dal clima politico dell’epoca, il generale romano le superò con i fatti e con i suoi successi militari. A partire da quel momento, “Vivere alla siracusana” divenne un’espressione per indicare una vita dedita al lusso e ai divertimenti. D’altronde i romani fino ad allora erano abituati solo alle guerre, al pascolo e a lavorare la terra. Anche per questo Orazio un secolo e mezzo dopo pronunciò la famosa frase: (con la conquista della Grecia il selvaggio vincitore fu conquistato e le arti introdusse nel Lazio campagnolo).


Carlo Castello

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