Siracusa. Addio all’unico presidio di via Algeri: la scuola data in pasto al “disagio”

 Siracusa. Addio all’unico presidio di via Algeri: la scuola data in pasto al “disagio”

Le chiacchiere stanno a zero, i fatti parlano da soli. Chiusa a febbraio perchè strutturalmente non idonea ad ospitare bambini e lavoratori, la scuola di via Algeri è diventata terra di conquista da parte dei vandali. Porte ed infissi divelti, distrutti, elementi interni smontati e gettati all’esterno: il campionario è vario.
Come purtroppo era facile prevedere, nell’assenza di contromisure adeguate, una volta chiuse le porte della scuola è cominciato per quell’edificio il triste destino toccato in sorte ad altri edifici pubblici “abbandonati”, a prescindere dalla zona in cui ricadono.
Perchè qui il “disagio” c’entra poco. La storia può essere riassunta in pochi passaggi. C’era una sola istituzione che davvero cercava di contrastare le difficoltà croniche di quel quartiere ed era la scuola. E’ stata chiusa perchè decenni di appelli e segnalazioni non sono stati accolti e mentre si favoleggia di spostare il comando dei vigli urbani in via Algeri (“presidio di legalità”) l’unico vero presidio esistente perdeva letteralmente i pezzi. Sino alla sconfitta, non sua della scuola, ma di chi non ha assicurato continuità e presenza all’unica vera base forte contro il disagio: l’educazione.
Si fa presto a parlare di periferie da rammendare e riscattare. Ma la differenza tra le parole ed i fatti, i progetti e la realtà, la programmazione e le capacità sta tutta nello scontato epilogo della scuola di via Algeri. Perchè si possono fare progetti con Renzo Piano, inventare grandi parchi che non esistono con il bando periferie, accendere le luci a Natale ma l’unica istituzione presente è stata chiusa e data in pasto al disagio che di storie così si nutre e si “prende” ragazzini e ragazzine nuove leve cresciute senza riferimento.
Secondo una prima stima, servono lavori per almeno 500.000 euro per poter riaprire la scuola di via Algeri. Nel nuovo piano triennale delle opere pubbliche, l’intervento era una priorità. Sarebbe, in fondo, bastato prendersene cura negli ultimi 15 anni per non arrivare a tanto.

 

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