Mare negato, prosegue la battaglia del Pci: “Dopo lo Sbarcadero, eliminare il cancello di via Iceta”
E’ tornata alta l’attenzione in queste settimane a Siracusa su un tema che rappresenta da diversi punti di vista un “sempreverde”: gli accessi al mare negati.
Il Partito Comunista Italiano, guidato nel territorio dal segretario Marco Gambuzza, sta conducendo una battaglia per la riapertura di quei varchi che, soprattutto alla Borgata, vietano il passaggio dei cittadini, a vantaggio di strutture ricettive e proprietari di abitazioni costruite a ridosso della costa.
Dopo le prime assemblee pubbliche, il prossimo appuntamento è fissato per domani pomeriggio, alle 15:00, in via Iceta.
La richiesta specifica è quella di rimuovere un cancello che interromperebbe il percorso dei cittadini verso la spiaggetta che si trova in quell’area.
La battaglia del Pci e di quanti ne hanno sposato la causa ha condotto ad un primo risultato per vicenda Sbarcadero.
Lo stesso Gambuzza, nei giorni scorsi, aveva effettuato un sopralluogo, anche filmato, testimoniando come una struttura ricettiva avesse realizzato un’alta recinzione che ostruiva l’accesso alla battigia. L’esponente del partito di sinistra ha indirizzato una nota al prefetto, Giovanni Signer, per rendere nota la circostanza e chiedendone l’intervento. “Pericolose reti metalliche sul mare e cancello chiuso” gli elementi principali messi in evidenza nella nota, oltre alla richiesta di installare “cartellonistica che indichi accesso libero alla battigia, il percorso da seguire per arrivare alla battigia senza limitazione di orario e le regole comportamentali da seguire”.
Gambuzza aveva anche richiesto l’intervento immediato della polizia municipale. Dopo alcune ore, l’accesso sarebbe stato liberato.
Il tema è stato affrontato,inoltre, in consiglio comunale, attraverso il Pd ed il suo capogruppo Massimo Milazzo, che ha chiesto “la verifica della libera fruizione degli accessi al mare lungo le coste siracusane e di rimuovere prontamente le chiusure arbitrarie ed illegittime”.
La nuova assemblea pubblica, fissata per domani pomeriggio in via Iceta, riguarderà anche via Euclidea e lo stesso Sbarcadero, per un sopralluogo “che serva a verificare il rispetto della previsione di lasciare libero il varco per l’accesso al mare”.
Gambuzza ha intanto lanciato un appello ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, affinché partecipino o si facciano, in ogni caso, parte attiva.
Richiesta, inoltre, la convocazione di un tavolo prefettizio sul tema. Ulteriori verifiche vengono poi richieste alla Capitaneria di Porto, “trattandosi di demanio marittimo”.
Nel caso dello Sbarcadero, la vicenda non è del resto nuova e le polemiche tornano a divampare ogni estate.
“L’amministrazione comunale-tuona Gambuzza- ha dimostrato negli anni una colpevole inerzia e un disinteresse totale verso la tutela dei beni demaniali e dei diritti costituzionali dei cittadini, configurando una vera e propria omissione di atti d’ufficio nell’esercizio delle funzioni pubbliche”. Il segretario del Pci siracusano cita le principali normativi vigenti in materia, nonché la Costituzione, “che all’articolo 9 garantisce a tutti i cittadini il diritto inviolabile alla tutela del paesaggio e dell’ambiente, diritto che include necessariamente il libero accesso alle coste e alle spiagge pubbliche”, mentre all’articolo 97 “impone a tutte le pubbliche amministrazioni il rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento, principi sistematicamente violati dall’inerzia amministrativa”.
Proprio all’amministrazione comunale e segnatamente al sindaco, Francesco Italia ed alla giunta, il Pci ha indirizzato nelle scorse ore un’interrogazione con cui chiede di conoscere “quali misure intendano adottare per procedere alla rimozione coattiva di tutti i manufatti, strutture e materiali che occupano abusivamente il demanio marittimo comunale”, quando “verrà emessa l’ordinanza sindacale di sgombero immediato delle aree occupate abusivamente, considerato che ogni giorno di ritardo aggrava il danno erariale e la violazione dei diritti costituzionali” e come “intendano quantificare e recuperare il danno patrimoniale subito dal Comune per l’occupazione sine titulo protrattasi per parecchi anni, comprensivo di interessi e rivalutazione”. La richiesta è anche quella di convocare una seduta del consiglio comunale ad hoc. In caso di mancato riscontro, non si esclude il “ricorso alla Corte dei Conti per danno erariale, alla Procura della Repubblica per i reati configurabili e all’Assessore Regionale al Territorio per l’esercizio dei poteri sostitutivi in caso di perdurante inerzia dell’amministrazione comunale”.














