Pantheon ferito, notte in cella per il 36enne nigeriano. “Non un atto sacrilego”
Ha passato la notte in carcere, in attesa della direttissima, il nigeriano di 36 anni che ieri ha dato di matto all’interno del Pantheon di Siracusa. Dopo la presentazione delle denunce, il magistrato ha disposto la detenzione. È accusato di danneggiamento di opere d’arte, minacce e resistenza a pubblico ufficiale.
Questa mattina, intanto, i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio hanno visionato i danni, in particolare al tabernacolo, opera d’arte che risale al 1968 e firmata dal professore Campanella. La sfida adesso è la sua ricostruzione, nella parte bassa, completamente distrutta dalla furia dell’uomo. Ha utilizzato l’asta su cui poggia il dispenser che contiene l’igienizzante, all’ingresso del Pantheon. Una donna di 84 anni ha tentato di fermarlo ed ha rimediato uno spintone che l’ha fatta cadere. Per fortuna, non ha riportato conseguenze.
“Sono amareggiato, profondamente amareggiato”, racconta il parroco don Massimo Di Natale. Il nigeriano lo conosceva. “Veniva spesso a mangiare alla nostra mensa per i poveri. Ma non tutti i giorni. Stava sempre solo, non faceva gruppo neanche con i suoi connazionali. E prestava particolare attenzione al suo abbigliamento”, racconta a SiracusaOggi.it.
Il pomeriggio bravo dello straniero è cominciato ai Villini. Qui ha preso di mira una bancarella. Poi ha tirato delle pietre all’indirizzo di un mezzo della Tekra, danneggiandolo. Atto finale, l’ingresso nella chiesa del Pantheon. Quindi il tentativo di fuga e l’arresto da parte dei Carabinieri che hanno dovuto utilizzare il taser per bloccarlo.
“Non credo si sia trattato di un atto sacrilego. Non era la nostra religione il suo obiettivo. Ma ho avuto paura per le ostie consacrate, fortunatamente rimaste intonse”, ammette don Massimo. Il suo telefono squilla in continuazione. Lo hanno chiamato in tanti: il sindaco di Siracusa, l’arcivescovo Lomanto, il suo predecessore Pappalardo, il vescovo di Ragusa, confratelli ma soprattutto parrocchiani e persone normali. “Tutta questa vicinanza mi ha colpito. Ringrazio tutti per il pensiero, sono sicuro che sapremo superare anche questa”. Il suo impegno, dalla parte degli ultimi con la mensa del Pantheon, non si ferma. “Spiace che quest’uomo non abbia avvertito il nostro luogo come suo, visto che spesso lo abbiamo avuto ospite per un pasto caldo. Questo è l’aspetto che mi ha destato forte dispiacere. Ma la nostra missione continua…”.














