Andrea Camilleri a Siracusa: al teatro greco la eccezionale "prima" del suo Conversazione su Tiresia

 Andrea Camilleri a Siracusa: al teatro greco la eccezionale "prima" del suo Conversazione su Tiresia

Andrea Camilleri è già da alcuni giorni in città. Insieme all’amico e regista Roberto Andò (direttore del Festival del Teatro Greco) ha provato il testo che lui stesso ha scritto e che lui stesso porterà in scena domani sera al Temenite per un imperdibile evento unico. C’è attesa per il suo “Conversazione su Tiresia”. Il papà del Commissario Montalbano per la prima volta diviene attore di un suo testo, scritto proprio per la Fondazione Inda. “E che abbia scelto di farlo a questo punto della sua vita impersonando l’indovino cieco assicura alla circostanza un carattere memorabile”, dice un emozionato Roberto Andò.
Camilleri sceglie Tiresia e quel che di questo personaggio ci ha trasmesso la letteratura, la filosofia, la poesia e lo elegge a pretesto – come già fece Borges con molti dei suoi temi prediletti – per investigare la cecità e la vocazione a raccontare storie.
Le infinite manipolazioni subite dalla straordinaria figura dell’indovino attraverso epoche e generi, costituiscono per Camilleri uno specchio in cui riflettersi, e attraverso cui rileggere il senso ultimo dell’invenzione letteraria. L’indovino che compare nell’Odissea, il profeta reso cieco da Giunone (o da Atena?), punito perché rivelava i segreti degli dei, è il protagonista di una conversazione solitaria, nel corso della quale il più grande scrittore italiano, meditando ad alta voce sulla cecità e sul tempo, sulla memoria e sulla profezia, parlerà del suo viaggio nella vita e nella Storia.
Dice Andrea Camilleri: “Noi tutti siamo il teatro, il pubblico, gli attori, la trama, le parole che udiamo”, così scriveva Borges, e questo è vero per tutti, ma ancor di più per un cieco. Da quando non vedo più, io vedo meglio, vedo con più chiarezza. Nella mia gioventù siciliana, i miei compagnucci contadini accecavano i cardellini perché sostenevano che da ciechi cantassero meglio”.

 

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