Anni dopo gettonopoli, l’aumento del gettone per i consiglieri. Sorbello: “Avrei votato no”

 Anni dopo gettonopoli, l’aumento del gettone per i consiglieri. Sorbello: “Avrei votato no”

Primo ok in Consiglio comunale a Siracusa per l’adeguamento del gettone di presenza dei consiglieri, come da legge statale adottata anche dalla Regione Siciliana. Definito lo stanziamento in bilancio sino al 31 dicembre 2023, servirà un altro provvedimento per rendere operativo “l’aumento”. La notizia – collegata all’adeguamento delle indennità di carica degli amministratori locali – è tornata ad alimentare il vento dell’antipolitica. Ed a Siracusa c’è anche chi rispolvera già quella Gettonopoli che segnò una frattura ancora non sanata tra i cittadini ed il Consiglio comunale, tra i cittadini e la politica.
Salvo Sorbello, ex assessore e consigliere comunale, durante la sua ultima consiliatura rinunciò al gettone di presenza. “Diciassettemila euro in circa tre anni, la gran parte destinati con emendamento a garantire il funzionamento della navetta del cimitero. Che poi comunque si guastò e fine del servizio”, ricorda raggiunto al telefono da SiracusaOggi.it. Per onestà di cronaca, anche gli allora consiglieri Milazzo e Rodante rinunciarono al gettone di presenza, per poi dimettersi.
“Io oggi avrei votato no all’aumento del gettone di presenza. Ma non voglio passare per un censore e non giudico. Ognuno è libero di fare quello che crede, come io feci quello che ritenevo giusto. Nessuna pretesa di dare lezioni. E, per essere chiaro, non penso che chi percepirà il gettone con l’aumento sia una persona cattiva”, aggiunge Sorbello. Hanno votato “no” in quattro: Angelo Greco, Sara Zappulla, Massimo Milazzo (Pd) e Ferdinando Messina (FI).
Ma gli aumenti per gli amministratori locali sono giusti? “Un sindaco lavora h24 e deve avere una retribuzione pari all’impegno, altrimenti le persone di grande qualità non si daranno mai alla politica. Preferiranno sempre seguire le loro attività personali, più remunerative. Però deve esserci senso della misura”, risponde. “Se uno svolge un ruolo pubblico e percepisce una indennità, non è un reato. Però c’è poi un discorso di opportunità: quando un ente è in condizioni di difficoltà economica, un segnale deve arrivare anche dalla politica. Sennò la gente ci guarderà sempre in malo modo. Queste cose creano strappi. E non stupiamoci se vanno a votare sempre meno persone…”, continua Salvo Sorbello.
Come si rinuncia, in caso, al gettone di presenza? “Si invia una comunicazione al segretario generale di Palazzo Vermexio. E poi, con un emendamento per assestamento di bilancio, si destinano le somme ad un qualche servizio di pubblica utilità”.

 

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