Augusta. Il caso Don Prisutto, lettera degli ambientalisti al Papa: “Santità, intervenga Lei”

 Augusta. Il caso Don Prisutto, lettera degli ambientalisti al Papa: “Santità, intervenga Lei”

Una lettera indirizzata a Papa Francesco, per chiederne l’intervento a sostegno di Don Palmiro Prisutto, dopo la richiesta di dimissioni inviata al parroco di Augusta dall’Arcivescovo Francesco Lomanto.

Valeria Paci, esponente del mondo dell’associazionismo locale e in difesa dell’ambiente, ha deciso di rivolgersi al Pontefice. Una posizione forte quella assunta nella missiva partita nei giorni scorsi. Questo il testo integrale della lettera al Santo Padre:

“Sua Santità,
mi permetto di inviarLe la presente missiva perché vorrei sottoporre alla sua attenzione una delicata questione che riguarda l’arciprete della mia città, don Palmiro Prisutto.
Io sono Valeria Paci, una docente di lettere di Augusta e come tale quotidianamente investita del delicato, difficile e bellissimo compito di educare i ragazzi del mio paese impegnandomi a trasmettere loro, oltre ai contenuti della disciplina, il senso di responsabilità nei confronti dell’Altro, della loro famiglia, della classe, della loro città, della nazione e del mondo intero.
Vivendo accanto al polo petrolchimico più grande d’Europa, la questione ambientale è uno degli argomenti che affrontiamo con grande coinvolgimento, anche solo per il fatto che, in base a come soffia il vento, l’odore di benzina che viene raffinata a qualche chilometro di distanza arriva fino a dentro le nostre aule.
Ho letto con attenzione l’enciclica Laudato sii e vi ho trovato tanti spunti che mi hanno illuminato in merito alla cura del creato come dovere morale oltre che civico cui viene chiamato ogni uomo; mi hanno incantato le parole sulla difesa della Bellezza e dell’Armonia di tutte le cose che inducono ognuno di noi a porsi drammaticamente domande sul significato del proprio senso di vita in rapporto al creato.
Questo mi ha incoraggiata a scriverLe di Don Palmiro Prisutto che ha fatto della tutela ambientale una missione all’interno di un territorio non sempre cosciente e riconoscente. In questi giorni si è diffusa infatti la notizia che l’arcivescovo della Diocesi di Siracusa ha preso la decisione di rimuoverlo dall’incarico per motivi a noi ignoti.
Don Palmiro è considerato un “sacerdote di frontiera” perché ha sempre denunciato lo scempio ambientale compiuto nella nostra zona, nota per l’alta percentuale di malati oncologici che in lui hanno sempre visto una speranza. Oltre a innumerevoli campagne di sensibilizzazione verso il rispetto dell’ambiente, ogni 28 del mese infatti celebra una messa durante la quale vengono letti tutti i nomi di chi non ce l’ha fatta e di coloro che lottano ancora per guarire dal cancro. Per questo è stato insignito nel 2015 del prestigioso premio Nenni e ha anche ricevuto una lettera di stima proprio da Lei, Santità.
Tuttavia non tutti all’interno della comunità vedono bene il suo operato, molte sono le famiglie ad Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa che dalle industrie trovano sostentamento e per questo i più tacciono o si sono nel tempo indignati non ritenendo l’operato di Don Palmiro consono a un sacerdote. Questo è accaduto probabilmente perché da noi vige ancora il ricatto occupazionale per cui tutte le legittime richieste avanzate in difesa della salute sono viste come un oltraggio nei confronti degli industriali. In questi giorni la notizia della rimozione del nostro sacerdote ha suscitato sconforto e smarrimento anche perché siamo portati a pensare che ci sia un collegamento con le sue battaglie ambientali.

Se così fosse, Lei comprenderà, sarebbe un fatto gravissimo e il messaggio è chiaro: se non ti pieghi ai compromessi, se parli e alzi la testa prima proviamo a imbavagliarti, poi a denigrarti e poi ti facciamo fuori. Questo modo di fare ci è così familiare che pochi osano protestare. Altri tacciono per disinteresse alla cosa pubblica o per troppo interesse legato a ingenti somme di denaro che le aziende del polo petrolchimico sborsano per lavarsi la coscienza e mostrarsi sensibili alle esigenze del territorio, peccato però che ci rubano il bene più prezioso: la salute.
In tale ottica la rimozione del nostro parroco pertanto risulta offensiva non solo nei confronti di una persona limpida e corretta come padre Palmiro ma anche nei confronti di una comunità intera perché la lede nei diritti: diritto alla vita, alla salute, alla libertà di opinione e di parola.
Per questo con profonda umiltà, Le chiedo di intervenire in questa delicata vicenda che mi tocca profondamente sia moralmente che civicamente, glielo chiedo da mamma, da cittadina e da insegnante.
Con immensa riconoscenza e affetto la ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà riservare al caso. 
                                                                                                                                                           Valeria Paci”

 

 

 

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