Bimbo colpito da un cornicione durante il “ciclone”: “Salvato da un angelo in carne ed ossa”

 Bimbo colpito da un cornicione durante il “ciclone”: “Salvato da un angelo in carne ed ossa”

Per certi versi è la storia di un “angelo” che salva un bambino, per altri il racconto di una sanità pubblica che a volte funziona benissimo, altre un po’ meno. Ad accomunare entrambe le prospettive è comunque, per fortuna, il lieto fine.
Il downburst (quel fenomeno meteo simile ad una tromba d’aria) della mattina dell’Epifania conta, a Siracusa, anche il piccolo protagonista (suo malgrado) di un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi se i pezzi non si fossero velocemente composti in modo tale da poter raccontare la vicenda con un sospiro di sollievo finale.
Un bambino di 8 anni si trovava in piazza Duomo con i propri genitori, per partecipare a Pompieropoli, la manifestazione a cui i Vigili del Fuoco danno vita nel giorno della Befana, iniziativa amatissima dai più piccoli.
“Quando abbiamo visto che il cielo si stava velocemente annuvolando- racconta Luana, la madre- ci siamo subito mossi verso via Cavour nella speranza di raggiungere la nostra auto prima che piovesse. Non ne abbiamo avuto il tempo e , svoltando verso via Gargallo, ho avvertito il rumore di vetri frantumati, mentre vedevo gli ombrelloni dei locali pubblici volare spostati dalla potenza del vento. In quello stesso momento mio figlio ha iniziato ad urlare: “mamma, la testa!”. Non riuscivo a capire- questione di frazioni di secondi- In testa aveva un berretto e sopra ancora il cappuccio del giubbotto. Ho capito che urlava di dolore, ho controllato e ho visto sgorgare una quantità di sangue davvero impressionante dalla sua testa. Non abbiamo avuto il tempo di capire cosa stesse accadendo, ma certamente eravamo tutti terrorizzati”.
Un pezzo di cornicione, distaccatosi a causa delle forti raffiche di vento da un balcone, è piombato sul capo del bimbo, causando un taglio lineare, dagli effetti probabilmente attutiti dal fatto che il piccolo fosse protetto dai due cappucci.
A questo punto della storia subentra un elemento che probabilmente è stato quello risolutivo, quell'”angelo senza nome” di cui parla Luana, con profonda gratitudine.
“Qualcuno, un uomo, ci ha spinti dentro un negozio ed ha prestato un primo soccorso al bambino, tenendo bloccata la ferita, in attesa che arrivasse l’ambulanza. Deve essersi trattato di una persona che aveva nozioni di base di primo soccorso. Ha saputo lucidamente e velocemente muoversi e credo che senza di lui le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa. In quel momento non ho nemmeno pensato di chiedergli chi fosse. Adesso vorrei saperlo, per ringraziarlo. Un altro ringraziamento va al prezioso personale del 118, che mi ha aiutata molto, restando al telefono con me fino all’arrivo, per monitorare la situazione, incoraggiarmi e suggerirmi il da farsi”.
Una volta arrivato al Pronto Soccorso dell’ospedale Umberto I di Siracusa, il bambino è stato sottoposto alle cure del caso, cavandosela con quattro punti di sutura ed una prognosi di sette giorni.
Il ricordo si fa meno gradevole, per la madre, quando si arriva al momento in cui, da protocollo, il figlio è stato indirizzato verso Pediatria.
“Lì l’attesa per essere sottoposto a visita è stata lunghissima- racconta Luana- Oltre un’ora e mezza seduto sulla panchina ad aspettare. A me non sembrava ci fossero altre emergenze. Ho chiesto più volte, ma non succedeva niente. Ad un certo punto, particolarmente adirata, ho chiesto che mi firmassero un documento che mi consentisse di rivolgermi ad un altro ospedale, ma nemmeno in questo ho avuto riscontro. Infine mi sono rivolta al personale del posto di polizia dell’ospedale. Un poliziotto ha raggiunto il reparto di Pediatria, nello stesso momento i sanitari dell’Unità hanno chiamato mio figlio e l’hanno visitato. Ecco, questo passaggio non lo ricordo affatto con piacere- confessa Luana”.
Resta la gioia per il lieto fine e la convinzione che quel signore spuntato dal nulla nel momento peggiore della storia, sia “un angelo volato dal cielo”, in carne ed ossa, certo, con un nome e cognome, ma “inviato” sul posto dalla provvidenza.
Il bambino sta bene. Da grande tifoso del Siracusa Calcio è stato felicissimo quando la società, appreso quanto accaduto, gli ha dedicato un post sui social.
“Non riesco a non pensare al terrore di quei momenti- conclude mamma Luana- Li rivivo come in un loop ma è andata davvero bene e questo per me noi tutti è motivo di grande gioia”.

 

Potrebbe interessarti