Caravaggio, la teca, la copia, la mostra sul Novecento. "Siracusa ci dica che vuole, mancata interlocuzione"

 Caravaggio, la teca, la copia, la mostra sul Novecento. "Siracusa ci dica che vuole, mancata interlocuzione"

Franco Panizza è il “super-segretario” che Vittorio Sgarbi ha voluto con sè nella sua avventura alla presidenza del Maart di Rovereto. Ex assessore alla cultura trentino, Panizza viene considerato da molti come il regista dell’operazione Caravaggio, pur avendo spesso lasciato la scena pubblica ad altri. Intervenuto su FMITALIA all’indomani dell’attesa conferenza stampa al Maniace di Siracusa, torna sulle polemiche che hanno caratterizzato le ultime settimane. “E’ stato tutto ridotto ad una contrapposizione tra il Maart, che ha seguito iter e ottenuto parere previsti, e chi assolutamente non voleva questo prestito, opponendo un veto insuperabile. E’ mancata, invece, una interlocuzione seria sul come gestire questa operazione”, racconta al telefono. “Questo non ha favorito la possibilità di ragionare sul progetto. Abbiamo allora voluto far chiarezza sulle intenzioni del Maart e della Provincia di Trento proprio a Siracusa. E come ha detto bene Sgarbi, quello che ha fatto sbloccare la vicenda è stato il parere dell’Icr che parla di un’opera in stato non grave e che però ha bisogno di rilievi e manutenzione da fare a Roma, in laboratori specializzati”.
Secondo Panizza, il primo trasferimento (Roma) non è imminente. “Deciderà l’Icr quando avverrà. Ma di sicuro rimarrà a Siracusa per tutta la stagione turistica. E peraltro potrà essere ammirato com’è adesso, a livello del terreno, abbassato rispetto alla solita posizione. Penso sia un inedito. Non chiedetemi esattamente quanto a lungo perchè non lo so”, anticipa il segretario alla presidenza del museo di Rovereto. “Poi l’Icr lo porterà a Roma. Non serviranno mesi, si tratta di una operazione veloce. E se tutto andrà come io credo, arriverà a Trento”.
La mostra pensata da Vittorio Sgarbi dovrebbe aprire i battenti a metà ottobre. In quella data, pertanto, il Seppellimento di Santa Lucia dovrebbe già essere a Rovereto, dopo Roma. A Siracusa verrà esposta la copia realizzata da una specializzata società internazionale? Non è ancora deciso. “Intanto realizzarla quella copia è un procedimento molto complesso”, spiega anocra Panizza. “La prima parte della scansione riguarda più l’Icr che noi. I tecnici di Factum Foundation hanno iniziato a Siracusa la scansione millimetro per millimetro per poi trasferire i dati su computer. Questa operazione serve al Fec ed all’Icr per conoscere nei minimi dettagli la situazione del quadro. Così in futuro sarà possibile capire al millesimo di millimetro cosa sta cambiando negli anni nella tela. Noi ci siamo fatti promotori di questa lavorazione. Sarà realizzato un dipinto esattamente uguale all’originale, forse più bello perchè in qualche maniera più nuovo”. Resta la domanda: resterà a Siracusa in assenza del vero Caravaggio? “La copia era stata inizialmente studiata per questo. Era l’idea di partenza. Ma non si può decidere finchè non si concretizza l’operazione prestito. Potrebbe anche essere esposta a Rovereto, in confronto con l’originale. Il Maart la mette a disposizione di Siracusa ma occorre che la città lo chieda. Fin qui, ripeto, è mancata interlocuzione”.
E la volontà della città, a quanto pare, sarebbe determinante anche circa l’impiego dei famosi 350mila euro a disposizione del progetto trentino. “Oggi è difficile dare una risposta precisa sul suo utilizzo. Bisogna capire cosa chiede Siracusa. Potremmo allestire una mostra con i capolavori del Maart. Sgarbi, ad esempio, si è innamorato della galleria di Palazzo Bellomo. Ma ci sarebbe anche la sala Caravaggio in Soprintendenza oppure l’ex convento San Francesco”, elenca Franco Panizza che quei luoghi li ha visitati proprio insieme al noto critico d’arte. “E’ la città che dovrà dirci se preferisce una mostra e che tipo di mostra, che opere, dove allestirla. Basta che a noi dicano che Siracusa vuole la copia e cosa vuole fare, quali opere del Maart e in quale sede. Purchè tutto in sicurezza”.
A questo punto inevitabile una domanda sulla teca protettiva di cui si è lungamente parlato e che ora sembra essere dettaglio. “Anzitutto, non parliamo di donazioni. Il Maart non può farle e non facciamo mecenatismo. La teca fa parte delle condizioni per realizzare la mostra a Rovereto. Se il dipinto deve essere protetto nello spostamento e se questo costo rientra tra quelli previsti, inseriremo la realizzazione della teca tra le condizioni per realizzare la mostra. Però, anche qui, è mancata interlocuzione. Qualcuno non è molto favorevole alla clima box, forse meglio una che è possibile aprire il giorno e poi richiuderla in funzione di antifurto. Decide comunque il proprietario del dipinto. Ma tutti gli altri soggetti, inclusi quelli siracusani, possono suggerire. Il Maart è disponibile a ragionare. Questa della teca era una ipotesi seria, perchè si è visto che per altre opere è stato fatto ed è un bell’esempio. Non siamo mai entrati nel dettaglio e finchè non si capisce se c’è volontà o meno di fare l’operazione, non possiamo indicare una soluzione”.
Ma sul fatto che possa andare tutto in porto, Panizza si mostra ottimista. “Non voglio fare percentuali. Ho percepito a Siracusa finalmente un clima positivo e serio. Sentendo Granata e Samonà e la soprintendente, c’è la volontà di sedersi attorno ad un tavolo e creare un bel progetto, vantaggioso per tutti e due i nostri territori. Si, sono ottimista. Ho colto volontà di chiarezza e questa la raggiungi se ti siedi ad un tavolo e parli. Se non sappiamo cosa vuole Siracusa, non sappiamo cosa possiamo dare. Intanto questa vicenda ha fatto sapere a tutta Italia che a Siracusa c’è un Caravaggio”. Certo, ci sono volute un bel pò di polemiche a distanza per ottenere questo “ritorno” di immagine. “E sono state eccessive, le polemiche. Se ogni territorio pensasse di tenere per sè la sua cultura, senza prestiti e senza cedere ad altri, sarebbe la morte della cultura stessa. Capisco il campanilismo e da una parte è pure giusto, significa affezione. Ma non ci si deve chiudere blindati. Qui si è ragionato troppo in termini politici”.

 

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