Deborah Lentini: “il libro sull’incidente mortale, assenza di empatia”

Sentito e carico di dolore è l’intervento di Deborah Lentini, rappresentante provinciale dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, in risposta alle recenti dichiarazioni di una donna coinvolta in un tragico incidente stradale avvenuto nel luglio 2019, in cui perse la vita il giovane Paolo.
La donna, sopravvissuta allo scontro, ha pubblicato un libro in cui racconta il proprio dolore, la difficoltà di elaborare l’accaduto e il percorso terapeutico affrontato dopo l’incidente. Ma è proprio questo racconto pubblico a suscitare la reazione di Lentini, che sottolinea l’assenza di empatia nelle parole ascoltate, una mancanza di rispetto verso la memoria della giovane vittima.
“Non è la signora a essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lo è stato Paolo, che non ha più fatto ritorno a casa. E questo – dice Deborah Lentini – rende brutale e non onesto parlare della sua morte in termini così distaccati”.
Nel suo intervento, Lentini ribalta il concetto di “sopravvivenza”: “I veri sopravvissuti sono i familiari di Paolo, che continueranno a piangerlo per tutta la vita”. Quando sarebbe bastata una semplice espressione, secondo Lentini, che avrebbe potuto cambiare tutto: “Mi dispiace”.
L’esponente dell’associazione prosegue con un’accusa più ampia, rivolta alla società e a chi sminuisce la gravità dell’omicidio stradale: “Si scherza sulle zone 30, si parla di modo per fare cassa per i Comuni, ma nessuna sanzione esisterebbe se tutti rispettassero le regole. È la nostra superficialità alla guida a uccidere, ogni giorno”.
Infine, l’appello più forte: mentre da un lato si chiede un’attenuazione delle pene per l’omicidio stradale, Deborah Lentini rilancia la richiesta opposta, portata avanti da chi vive il dolore da questa parte: un inasprimento delle pene, maggiore prevenzione, più educazione stradale, e rispetto per le vittime, sempre.
“Se fosse stato vostro figlio, vostra madre, il vostro compagno, sareste i primi a chiedere più zone 30. Siamo stanchi di piangere. E nessuno dovrebbe più tornare a casa con le mani sporche di sangue per una leggerezza alla guida”.
Ultimo pensiero rivolto alla mamma di Paolo. “La ringrazio per aver risposto con lucidità a un dolore che non si placa. Il silenzio, forse, sarebbe stato più rispettoso. Ma anche solo un ‘mi dispiace’ sarebbe bastato a farci sentire umani”.