Delegati di quartiere, l'accusa di 16 (ex) consiglieri comunali: "sberleffo alla democrazia"

 Delegati di quartiere, l'accusa di 16 (ex) consiglieri comunali: "sberleffo alla democrazia"

Sedici componenti del decaduto Consiglio comunale di Siracusa, capitanati da Ezechia Paolo Reale e Ferdinando Messina, criticano duramente la recente nomina dei delegati di quartiere. Nomine fiduciarie, decise dal sindaco Francesco Italia. Su questa decisione, anche Italia Viva – che pure ha l’assessorato al decentramento – ha mostrato la sua contrarietà.
Le nomine, secondo i sedici (ex) consiglieri comunali di opposizione “costituiscano l’ennesimo sberleffo alla democrazia perpetrato in danno dell’istituzione Consiglio Comunale. A prescindere dai soggetti che lo compongono, il Consiglio Comunale è l’organo di democrazia rappresentativa più vicino ai cittadini e ne costituisce diretta espressione e primo gradino dell’ordinamento democratico. La difesa della sua immagine e del suo ruolo dovrebbe essere patrimonio comune di tutti coloro che esercitano o sperano di esercitare cariche pubbliche elettive. A Siracusa, invece, prima il Consiglio Comunale è stato punito e sciolto per aver rifiutato espressamente, nel pieno esercizio delle proprie prerogative istituzionali, di approvare il rendiconto della gestione proposto dal Sindaco e dalla Giunta; oggi, infine, lo stesso Sindaco, che ha impegnato soldi pubblici per difendere in giudizio il provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale, sente la necessità che quella funzione tipica del Consigliere Comunale di essere portavoce delle esigenze più immediate dei cittadini venga esercitata, non da chi è stato eletto per tutelare quelle esigenze ma da suoi fiduciari personali”, scrivono Fabio Alota, Federica Barbagallo, Mauro Basile, Sergio Bonafede , Gianni Boscarino, Salvo Castagnino, Chiara Catera, Salvatore Costantino Muccio, Alessandro Di Mauro, Gaetano Favara, Curzio Lo Curzio, Michele Mangiafico, Ferdinando Messina, Ezechia Paolo Reale, Tonino Trimarchi e Franco Zappalà. Secondo loro, questo nuovo “sberleffo” si sarebbe consumato “nel silenzio e nell’inerzia delle istituzioni che avrebbero avuto il dovere di fare chiarezza sulle anomalie della democrazia in versione siracusana”. Riferimento diretto anche alla Regione: si attendono infatti notizie sul ricorso straordinario presentato nell’agosto 2020 al presidente Musumeci per l’annullamento del decreto di scioglimento del Consiglio Comunale di Siracusa e l’immediata sospensione dei suoi effetti in attesa della decisione. “Ci auguriamo che il Presidente della Regione ponga rimedio anche agli effetti distorti dell’applicazione di un potere, che dovrebbe essere del tutto eccezionale, quale quello di privare il cittadino della rappresentanza democratica per un’intera consiliatura e che, invece, è stato ingiustamente esercitato in un’estensione tanto ampia da offendere i principi minimi della rappresentanza democratica. Non possiamo però non notare che quando il Sindaco Italia chiese la sospensione della sentenza del TAR di Catania che stabiliva la sua decadenza, il CGA in meno di 24 ore la accolse sottolineando l’importanza, a prescindere dal merito della decisione che sarebbe poi stata adottata, di garantire, durante il procedimento, la continuità dell’esercizio delle funzioni istituzionali, mentre a distanza di oltre sei mesi dalla richiesta, e di quattro mesi dal sollecito, il Presidente della Regione Siciliana, sulla richiesta di sospensione del provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale è rimasto sino a oggi del tutto inerte e silente”.
Tra le accuse mosse al sindaco di Siracusa, nella lunga nota, anche quella di avere nei fatti “dichiarato abrogati o modificati ben 14 articoli dello Statuto Comunale, la cui adozione e modifica è di esclusiva competenza del Consiglio Comunale. (…) Auspichiamo l’attenzione istituzionale del competente assessorato regionale che verificherà l’improbabile ritorno in vita di norme contenute in un antico Decreto del Presidente della Regione Siciliana” risalente al 1955.

 

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