Emergenza via lido Sacramento, Gradenigo: “senza studio geologico, tutto vano”

 Emergenza via lido Sacramento, Gradenigo: “senza studio geologico, tutto vano”

“In via Lido Sacramento si sta sottovalutando la principale causa del crollo della strada”. L’ex assessore comunale Carlo Gradenigo commenta così le prime notizie sui prossimi lavori per mettere al “sicuro” il tratto di strada che poggia su di una scogliera in fase di sfaldamento, sotto l’azione dei marosi. “Di fatto non è dalla sola forza del mare che occorre difendersi, ma dall’azione continua dell’acqua di falda che in tutto l’arco costiero della zona sgorga ad altezze anche superiori ad 1 metro sul livello del mare, sotto forma di vere e proprie sorgenti di acqua dolce attive anche nei mesi estivi”. Questa l’indicazione di Gradenigo, peraltro da sempre anima tra le principali di Sos Siracusa, il cartello di associazioni che si batte per l’ambiente. “Non è un caso che nella maggior parte dei punti in cui si sono verificati i crolli siano presenti ampi e abbondanti canneti, segno inconfutabile della costante presenza di acqua. Le eccezionali piogge portate dall’uragano che ha investito Siracusa lo scorso ottobre, hanno molto probabilmente innalzato il livello già particolarmente superficiale della falda acquifera”, spiega ancora.
Ci sono poi “le acque di scorrimento superficiali provenienti dalla saturazione dei terreni agricoli circostanti e dalle numerose strade che compongono l’agglomerato urbano di contrada Carrozzieri che, per pendenza, trovano nella fascia tra il circolo Unione e l’ex parafarmacia Isola il loro naturale sfogo al mare”. Risultato? “Il vero e proprio dilavamento della strada e dei terrazzamenti di terra sulla quale poggiava il tratto rifatto pochi mesi prima”.
Come venirne a capo? Gradenigo mostra di avere le idee chiare. “Qualunque intervento non può che partire da un attento studio geologico dell’area e dalla regimentazione delle acque di falda e di superficie a monte di Via Lido Sacramento. Una barriera in cemento armato a valle della strada, così come più volte ipotizzato e riportato sui giornali, rischierebbe di creare una vera e propria diga nei confronti delle acque che arrivano da monte spostando ma probabilmente non risolvendo il problema. Barriere soffolte, massi, pozzi perdenti, muri a secco, gabbionate, dreni, canalizzazioni, sono molte le soluzioni che possono essere messe in campo ma che rappresentano la fine di un percorso di conoscenza che non può che partire dall’analisi conoscitiva e dettagliata della composizione e orografia del terreno”.

 

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